Nella vita come nella fiction, i cui confini sono oggi ancora più sfumati, tutto può avvenire in un attimo. Dopo, niente è e sarà più come prima.
Per Luciana B., bella ragazza dalle lunghe gambe affusolate, studentessa universitaria di Buenos Aires, un fidanzato e una famiglia unita e felice, quel momento arriva in un pomeriggio di marzo, quando il suo datore di lavoro, il famoso giallista Kloster cui fa da dattilografa, tenta di baciarla. Luciana B. lo respinge e poi, incoraggiata dalla madre, lo trascina in processo per molestie sessuali, processo che si conclude con la condanna di Kloster ed un congruo assegno per la ragazza. Kloster fa di più. Le riconsegna una preziosa Bibbia di famiglia con il cordoncino collocato in una pagina ben precisa: quella in cui Caino uccide Abele. In essa sta scritto “…chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte”.
Dieci anni dopo, lo scrittore - ed io narrante - per cui aveva lavorato Luciana B, mentre Kloster era all’estero, viene svegliato una domenica mattina dalla voce affannata e sofferente della donna. Vuole vederlo, ha bisogno d’aiuto. Lo scrittore acconsente. E così nel pomeriggio di quel giorno si trova di fronte ad una Luciana B irriconoscibile, una donna disfatta, precocemente invecchiata, atterrita.. Una serie terribile di tragedie si è abbattuta su di lei: il suo fidanzato è annegato sotto i suoi occhi, i suoi genitori sono morti avvelenati da una torta ai funghi, suo fratello è stato ucciso in modo brutale da un ergastolano. Le restano solo la vecchia nonna e la piccola di casa, Valentina. Luciana B non ha dubbi: Kloster, che, a causa della condanna per molestie sessuali, ha perso in un incidente l’unica, amatissima figlioletta, con la sua mente diabolica, è dietro a tutte quelle morti. La sua sete di vendetta è insaziabile e lei vive nel terrore che possa colpire ancora. Lo scrittore, molto coinvolto suo malgrado dal dramma della donna, riesce ad incontrare Kloster, il quale gli fornisce un’altra verità dei fatti, la sua verità. Luciana B è pazza e tutto quello che è accaduto, se non è stata lei stessa a provocarlo, è frutto del Caso.
Martinez trascina il lettore oltre il thriller psicologico raffinato, ricco di citazioni colte (Conrad, Henry James, Hegel…) e dalla logica perfetta. Lo scrittore, erede con Pablo De Santis della grande tradizione poliziesca argentina iniziata con Borges e Bloy Casares, affronta con straordinaria finezza tematiche di estrema ed irrisolta complessità. La vita umana è affidata alla pura Casualità, all’Imponderabile oppure c’è un Destino, un’Entità superiore, un Dio diremmo che determina le nostre vite ab initio senza che niente possa essere fatto da parte dell’uomo per mutare ciò che è stato scritto? E se esiste un Dio, esiste anche un Demone che, impossessatosi di una mente umana particolarmente sensibile, possa con la sola forza del pensiero provocare la morte e vendicare sette volte sette il torto subito? Martínez, che un Matematico, non dà - né può darla - una soluzione a questi eterni quesiti e lascia che sia il lettore, così come accade nella vita, a scegliere una verità, la sua.
Guillermo Martínez “La lenta fine di Luciana B” (La muerte lenta de Luciana B) Mondadori editore, pagine187, traduzione di Jole Da Rin, 18,50 euro
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