E chi non si ricorda gli anni di piombo, quelli del terrorismo, delle Brigate rosse, dei comizi di Capanna, dei tre squilli di tromba prima dell’attacco della polizia, dei capelloni, degli eskimo e delle barbe incolte, del tutto e subito, dei figli di papà, dei giubbotti neri e dei giacconi militari, degli espropri proletari, dei Mao, dei Lenin, di Ordine Nuovo, di Piazza Fontana, di Aldo Moro, dei gambizzati, degli infiltrati, e di tutte le vittime innocenti di quel tremendo massacro? Li ho vissuti a partire dai primi tristi segnali all’Università di Firenze. Un po’ di sbieco, a dir la verità, che tutti quegli slogan, tutto quell’odio mi appariva enorme, esagerato, mostruoso. Incomprensibile.

Ma se me ne fossi dimenticato anche per una piccola parte ecco a ricordarmeli e a ricordarceli Crimini di piombo di A.A.V.V., Laurum 2009, a cura di Daniele Cambiaso e Angelo Marenzana.

Ventinove autori nostrani per ventisette racconti (se non sbaglio) che ti riportano indietro a quei momenti fatali attraverso un abile giuoco tra fantasia e realtà. Attraverso fatti storici accertati e personaggi che in qualche modo rappresentano i protagonisti di quel tempo: il rivoluzionario fanatico, il fascista picchiatore, il poliziotto infiltrato. Insieme ai tanti personaggi veri e sconosciuti, alle vittime sacrificali, ai figli dei rossi e dei neri che non c’entrano nulla, al fratello di fronte al fratello con l’arma puntata e la mano tremante.

Racconti diversi, sguardi diversi, angolazioni diverse. Anche qualità diverse se vogliamo, ma qui ciò che conta è la passione e l’impegno civile di scoprire dentro la storia un barlume di verità, un qualcosa di razionale che razionale non fu. O almeno cercare di capire cosa avvenne nell’animo di tante persone coinvolte direttamente o indirettamente.

Paura, odio e fanatismo. Rabbia, vendetta e morte. 

E la domanda “Perché?”.

Già,  “Perché?”.

 

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