Signori della corte di Edgar Lustgarten, Polillo 2009.
“Arthur Groome ha tutto per essere un uomo felice. Grazie ai sacrifici fatti dai suoi familiari è riuscito a ricevere una buona istruzione e ora, a 32 anni, ricopre un posto di responsabilità in un’importante società londinese. La giovane e graziosa moglie, appartenente a una classe sociale più elevata della sua, lo adora e gli ha dato due splendidi bambini. Eppure da qualche tempo Arthur è diventato silenzioso, irritabile, si allontana da casa per ore senza dare spiegazioni”.
Vuole aiutare qualcuno, o meglio qualcuna a tirarsi fuori da una vita poco rispettabile. Più precisamente Kate Haggerty, prostituta che vive nel quartiere di Soho. La quale prostituta verrà trovata uccisa con il corpo “tagliuzzato e mutilato” e lui stesso accusato del barbaro omicidio. Da qui il suo calvario lungo il percorso della giustizia inglese.
Con uno stile pulito, preciso, documentaristico Edgar Lustgarten ci fa sfilare davanti agli occhi tutti quanti gli elementi che caratterizzano un processo: l’abilità del pubblico ministero e degli avvocati difensori, il comportamento di parte del giudice, la brama della stampa, l’umore della folla, la forza della moglie che crede nell’innocenza del marito e via di seguito.
Ci fa capire quanto sia complessa e relativa la giustizia (bestiale la politica). E come sia difficile scindere la morale (dopotutto Arthur frequentava una prostituta) dal reato. I personaggi sono veri, concreti, visti a tutto tondo con le qualità e i difetti.
Quando il libro uscì fu definito addirittura un capolavoro. A distanza di tanti anni mantiene intatto il suo fascino.
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