–Bontà, venga avanti.Allora cosa è successo?Il maggiordomo si fece avanti.Era l’antitesi dei maggiordomi,in quanto ad altezza:era abbastanza tarchiato e con due occhi sottili come fessure.Confermò con voce mielosa l’antefatto del questore e rivelò che alle ore 14,53 dopo aver abbattuto la porta erano entrati in quattro e immediatamente raggiunti dal M° Arnesi,grande pianista parmense,curiosamente anche lui lì presente.
Alla domanda di Lessona,sul perché vi fossero una tavola che mal si accomodava al gusto del mobilio presente in quella stanza e due sedie, mentre gli accessori per desinare indicavano una sola persona,il maggiordomo non seppe rispondere. Disse che quella mattina lui non c’era stato sino alle ore 13,perché il conte lo aveva mandato in libera uscita,e che al suo ritorno il conte era già chiuso in Biblioteca,cosa che faceva spesso non volendo per di più essere disturbato.Inoltre non era arrivato solo al maniero ma in compagnia del M°Arnesi:avevano fatto la strada assieme incontrandosi al crocicchio di Monte Irsuto;anzi era stato lui a chiamarlo perché Arnesi stava canticchiando qualcosa assorto nei suoi pensieri. Intanto il questore andò via.
Tutto era affidato a lui. Entrò in quel mentre il medico legale,dott.Princigalli.Masticando del tabacco,si chinò ad ispezionare il cadavere. Lessona diede ordini agli agenti di ispezionare la stanza quando quelli della scientifica avessero finito ed il medico legale avesse dato ordine di rimuovere la salma.Lessona comunicò le sue perplessità e i suoi dubbi al medico legale.
Quegli rispose che avrebbe potuto fornire risposte più certe dopo l’esame autoptico.A confermare il tutto,gli addetti della Polizia Scientifica dopo aver fatto i rilievi,gli comunicarono che non vi erano impronte se non quelle del defunto anche se a loro pareva che vi fosse stato un accurato lavoro di pulizia perché anche alcune impronte del conte risultavano alterate come se qualcuno,eliminando altre vicino a quelle,non avesse potuto che eliminare in parte anche quelle del Conte; soprattutto ciò sulla pistola,dal numero di matricola abraso.Perché mai il Conte Ardigò di Fossaimbruna si sarebbe dovuto uccidere lasciando quel ben di Dio su una tavola imbandita,e senza aver toccato il Barbarossa,che costava una fortuna.Un omicidio in una camera chiusa.
Pareva che si fosse materializzato d’incanto un delitto alla Carr!Come aveva fatto l’omicida a fuggire?Princigalli,lo interruppe dalle sue riflessioni.
–La morte sembrerebbe avvenuta intorno alle ore 13,50.Dico sembrerebbe,perché con il gelo che c’è in questa stanza,il rigor mortis sarebbe potuto essere anche differito e la morte avvenuta prima. Il maggiordomo aveva detto di aver sentito lo sparo alle 14,50,un’ora dopo la morte.Pochi minuti dopo era entrato seguito dagli altri.E la neve aveva smesso di cadere intorno alle 12,45.Ma perché con quel freddo esterno la finestra era rimasta aperta? E il Conte lo si sapeva,era di natura freddoloso,e a Piacenza i più scherzavano sulle fantomatiche spese che il Conte doveva sopportare d’inverno per non soffrire il freddo.Quindi non era stato il Conte a lasciare le imposte aperte,e il maggiordomo aveva detto di non aver toccato nulla.Che sfortuna per l’assassino!Se non avesse smesso,si poteva pensare ad un omicida esterno,ma la neve uniforme avvalorava l’idea di un omicida all’interno della casa,per l’assenza di impronte.E del resto a quell’ora vi erano passanti fuori al maniero che avevano giurato di non aver visto nessuno fuori dalla finestra.Quindi era stata aperta dall’interno,da Ardigò o dall’assassino;e poi? Lessona pensò che più semplice fosse pensare che fosse stato l’assassino:aveva aperto le ante,per uscire dalla finestra,ma poi si era accorto,che la neve aveva smesso di cadere,e che scendere dalla finestra avrebbe finito per far capire che qualcuno fosse sceso dall’interno verso l’esterno.Intanto notò sotto un cuscino del divano dei fiocchi di lana.Che ci facevano lì?
L’agente scelto Francolini lo chiamò:aveva trovato un fondo di vetro verde con gocce di vino,così sembrava,sotto una poltrona: i resti di un bicchiere?Li fece consegnare al medico legale (assieme al vino contenuto nella bottiglia e nel bicchiere) che lo salutò e andò via non prima di avergli promesso che al più presto avrebbe fornito risposte ai suoi dubbi e non prima di aver staccato una coscia all’oca e averla addentata, tra lo stupore dei presenti.
–Ottima.Oggi avrei dovuto mangiare pane e salame. Questo è meglio!
Lessona notò che anche il bicchiere sulla tavola era di vetro verde.Doveva ora innanzitutto vagliare gli alibi dei presenti.
Dalle testimonianze di tutti coloro che erano presenti quella domenica (le domestiche erano assenti perché il Conte dava loro il permesso da sempre di godersi la domenica in famiglia,mentre il maggiordomo viveva con lui da sempre svolgendo le mansioni anche di cuoco) raccolte dal Maresciallo Ottone,evinse che per l’ora dello sparo tutti erano riuniti di sopra intenti a giocare una partita a biliardo e a sentire alla radio le partite di calcio o a leggere.
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