A Torino non nevicava più.

Gregorio uscì di casa, passeggiando sotto i portici. Pensava a quando poco geniale fosse il figlio del compianto Vice-Questore Lessona: lui sì che era stato un grande investigatore; il figlio al contrario non ne aveva che il nome. Arrivò fino a Piazza Castello e si sedette sui gradini del trofeo equestre.

-Son ricco; altro che quella lurida casa editrice.. Ora posso comprare tutte le prime edizioni dei gialli che voglio.

Poi vide che non era solo, quella notte: c’era una ragazza coi capelli biondissimi e l’espressione spaurita che camminava avanti e dietro fumando una sigaretta.

-Venga con me, le offro un bicerin. Almeno in questa santa notte, si riscaldi.

La ragazza lo guardò come avesse visto lo Spirito Santo. Era la prima notte che “faceva la vita”. Aver incontrato Gregorio Cavaliere fu la sua salvezza.

Era proprio destino che qualcuno dovesse morire quella sera e che un’innocente non varcasse una soglia pericolosa. Ma non fu lei la sola a salvarsi: anche Gregorio  Cavaliere lasciò stare Connington.

Sua madre, che viveva in  Toscana, fu la più contenta.

-Figlio mio, finalmente sei diventato normale. Come tutte le persone normali, non leggerai più quei libri: almeno ora potrai spendere i tuoi soldi per dei bei libri, da salotto buono!

-Sì, mamma, tutto merito tuo, disse Gregorio,  figliol prodigo, ritornato a leggere bei volumi che si potessero esporre in libreria anziché di quelli che nascondeva persino negli stipi del bagno di servizio.

-Da ora, prometto, leggerò solo libri di grande levatura.

-Bravo, figliolo. Hai visto che avevo ragione? Quei libri fanno male al cervello. E abbracciò suo figlio, suo unico vanto, non sapendo che il suo caro figliolo, giurando con la destra, aveva dietro la schiena, stretto nell’altra mano, altro libro.

Ma se ne accorse.

-Che libro nascondi dietro la schiena?

-Cosa, questo? E’ un romanzo in lingua inglese. Guarda pure.

Il libro era senza copertina.

La madre lo rigirò, e lesse un nome tra parentesi.

-Ah, ma è un grande poeta inglese, l’ho letto l’altro giorno: Cecil D.Lewis.

Andò via soddisfatta.

Non sapeva che Cecil D. Lewis era il vero nome di Nicholas Blake.

Anche Gregorio era soddisfatto: la prima edizione di “A Question of Proof” lo stava aspettando.

                                                                         

                    F I N E