-Che vuoi..Piuttosto che fare altro, tu m’insegni. Il lavoro offre poche occasioni e quelle che uno trova, deve accaparrare al volo. E’ un lavoro come un altro, che mi consente di tirare a campare. Oppure dovrei darmi alla rapina..che dici?

-Scherzavo. Allora, mi indichi dov’è il corpo? Ovviamente dev’essere suicidio!

-E perché mai? Potrebbe essere altro.

-Avvelenamento alimentare?

-Mi sembrerebbe strano: se fosse stato il ripieno e questo si scoprisse avere la stessa composizione in quello presente negli altri cappelletti, mi dovresti spiegare come mai nessun altro sia..morto.

-E cosa sarebbe allora per te?

-Potrebbe essere un bell’omicidio.

-Non pensavo ti facesse piacere avere un morto stecchito tra i tuoi parenti alla Vigilia di Natale e per giunta pure assassinato. Non è che leggi troppi gialli?

-Una mia cugina aveva preparato per stasera dei cappelletti, calcolandone 8 per ciascuno di noi. Una dose più che abbondante, calcolando la mole degli stessi. Nel piatto del cugino Emilio, dopo che è stecchito, ne abbiamo contati tre. Eppure siamo sicuri che ha affondato nel brodo e portato alla bocca per sei volte il cucchiaio.

-Continuo a non capire. Vuol dire che aveva 9 cappelletti nel piatto: può darsi benissimo che un altro commensale ne avesse ricevuti sette, oppure che lui ne avesse chiesto di più.

-E’ questo il punto: la Mariannina, mia cugina, ha fatto i piatti davanti a noi, e ne ha contati 8 per ciascuno, per un totale di settantadue cappelletti. Ma poi, essi son diventati settantatre.

-Ma come può essere? Vi siete sbagliati.

-Tutti e otto?

-Sempre che non abbia portato alla bocca un cucchiaio colmo di brodo e senza cappelletti.

Impossibile. Io ero accanto e ho visto bene: ha portato alla bocca sei cappelletti!

-Ma capisci che è impossibile. E poi capisci bene che se uno avesse voluto ucciderlo, avrebbe dovuto fare un cappelletto a parte e poi somministrarlo di nascosto, mentre gli altri non vedevano. E ciò a cosa ci porta? A sospettare chi gli stava di fronte e accanto: cioè tu, e poi..

-Zio Gioan

-Ecco, appunto.

Il medico legale entrò, esaminò il cadavere, e lo fece trasportare via, esprimendosi per un possibile avvelenamento e confermando quindi l’ipotesi del dott. Sattalini, dopo l’assenso del giudice istruttore apparso e scomparso nell’arco di quindici minuti, e promettendo che avrebbe cercato di dare una risposta al quesito nel più breve tempo possibile: avrebbe compiuto l’autopsia subito e si sarebbe messo alla ricerca della causa di morte.

Ma di ore ne passarono due, poi tre, poi quattro. E intanto le deposizioni erano tutte state stilate, ma l’autorizzazione ad andare via non era stata ancora data: si doveva scoprire come era stato acceso lo stereo e da chi. Indubbiamente era un fatto che era intervenuto sulla dinamica dell’omicidio. Anche il Vice-Commissario ne era persuaso.

Poi passarono cinque ore. E finalmente arrivò Natale: in una camera si sentiva un bisbigliare sommesso: era la zia Ambrogina, e gli zii Franco e Adelina che recitavano le preghiere per la nascita di Gesù Bambino.

Finalmente intorno all’una, mentre gli ospiti erano tutti mezzi addormentati, arrivò la notizia.

Il dottor Prouty, come lo chiamavano scherzosamente quelli della Omicidi, riferendosi ad un ben noto medico legale di libri gialli, chiamò al cellulare dell’ufficiale di polizia.

-Si tratta di Tetradotossina, formula bruta C11H17N3O8: un veleno devastante, assolutamente senza antidoto. Ha una tossicità stimata in un migliaio di volte quella del cianuro di potassio.  Ne basta pochissimo, ma la vittima aveva la dose che bastava a uccidere dieci persone. Capiscimi bene: sei inquisito!

-Sempre che io non ti indichi l’assassino.

-Perché, lo avresti già individuato?- rise Lessona spalleggiato dal suo Sovrintendente.

-Io ipotizzerei di sì.

-Gregorio, la realtà non è come la fantasia: tu vivi di troppi libri gialli.

-Dici? Intanto diciamo che il tavolo era ovale, lungo circa due metri: un tavolo per dodici persone, attorno al quale ve n’erano nove. Ecco la disposizione dei commensali.

E gli fece uno schizzo esemplificativo.

-Lo schizzo avrebbe la capacità di diradare le menti, secondo te?

-Io non ci capisco nulla, disse il Sovrintendente D’Ambrosio.

-E neanch’io, gli fece eco Lessona. E rimango sempre convinto, fino a prova contraria, che si sia trattato di suicidio: perché scomodarsi a pensare ad un delitto, quando non c’è alcuna prova tangibile che porti ad esso? Sembra quasi che tu sia attratto dall’idea di accusare qualcuno, per approfittare di una fetta dell’eredità più.. succulenta. E non capisci che anche tu finisci per poter essere un sospettato.

-Francamente Commissario, anch’io non scarto l’idea dell’omicidio, intervenne il “dottor Prouty”.

-E perché mai, dottore?

-Rifletta: se davvero il morto avesse voluto uccidersi in maniera così teatrale usando per di più il veleno più potente in natura, per quale motivo avrebbe dovuto confezionare un cappelletto avvelenato, quando sarebbe stato molto più semplice versare nel brodo del suo piatto il veleno? E poi, si è accertato se costui avesse in effetti motivi per uccidersi?

-Nessuno, che io sappia: era straricco, le donne non gli mancavano, e anche se i Bond argentini erano riusciti ad intaccare un po’ del suo denaro, in realtà ben presto era riuscito ad ammortizzarli e a comprarsi una Ferrari Testarossa.

Il Vice-Commissario ci pensò su.

-O.K., diamo per scontato trattarsi di delitto. Ma a questo punto dovrei per forza indirizzare le mie attenzioni su di te Gregorio, e su tuo zio Gioan, perché eravate i più vicini e per forza quelli che, nell’indifferenza generale, devono aver avuto per forza di cose, cioè per la vicinanza al morto, la possibilità, uno dei due, di mettergli nel piatto, il cappelletto avvelenato.

-Sì, ammetto che questa potrebbe essere una direttrice di marcia. E l’avrei considerata anch’io al suo posto, se…

-Se..cosa se?

-Se non vi fossero stati degli indizi illuminanti.

-E quali sarebbero?

-Lo sbaffo di brodo sulla tovaglia prima che Emilio cominciasse a mangiare i cappelletti, e le tre pillole scomparse.

-Ah, ho capito: le 3 pillole sarebbero state sostituite da altrettante di veleno che poi sarebbero state a loro volta versate nel brodo.

-No, il brodo..Dottore, nel brodo c’era veleno?

-In piccolissima parte, spiegata probabilmente dal fatto che attraverso la sfoglia del cappelletto, una parte del veleno dev’essere andato a finire nel brodo.

-Il quadro complessivo, io, ce l’ho in testa, anche se mi manca l’arma del delitto, l’elemento cruciale: senza di esso, tutta la costruzione è deficitaria, costituita da semplici congetture. I suoi uomini, che hanno raccolto le deposizioni, hanno saputo qualcosa di strano, che so..la mancanza per esempio di qualcosa che ci sarebbe dovuto essere e che invece non si è trovato?

-C’è una cosa che manca, ma è insignificante.

-E sarebbe?

-Un cucchiaio: manca all’appello delle posate, raccolte e successivamente lavate. Probabilmente sarà caduto, e finito sotto un mobile.

-Un cucchiaio? Sì, è in linea con quello che avevo pensato; anzi, sarebbe l’arma perfetta.

-Un cucchiaio?

-Già. E non assuma quella faccia meravigliata.

-Ma, se abbiamo escluso il suicidio..E poi nel piatto di Emilio, il cucchiaio è stato trovato.

-Il cucchiaio è stata l’arma dell’assassino per uccidere. Ma cominciamo dall’inizio, dalla distribuzione dei cappelletti…

Spiegazione

 

-Ma gli antefatti li sappiamo.

-Dice? Dove stavo ? Ah già, dalla distribuzione dei cappelletti: ad un certo punto, mentre la Mariannina li sta ripartendo per piatto, avviene quella che possiamo definire “una manovra diversiva”: lo stereo, nel salotto, si accende e diffonde in tutta la casa, ma soprattutto nella sala da pranzo, la sequenza del Dies Irae, da La Messa da Requiem di Verdi, ad alto volume: tutti si son voltati in direzione del salotto, istintivamente, attimo che era stato astutamente previsto dall’assassino. E lui ne ha approfittato per colpire: con cosa? Col cucchiaio e la scatoletta di pillole.

-Ah ah, questa è buona: Gregorio, ma tu hai letto troppo Agatha Christie.

-La zia Ambrogina si era lamentata perché gli erano state sottratte le sue tre pillole, e questo prima che il delitto si consumasse e dopo l’entrata dal Dies Irae: aveva aperto la scatoletta, eccola questa- e la mostrò ai presenti- e poi l’aveva riappoggiata sulla tovaglia. Poi, così come era successo prima, nuovamente si era sentito l’annuncio tremendo del Dies Irae, e subito dopo l’omicidio. Ora, signori, osservate il di dentro della scatoletta: cosa notate?