- Lo ripeto non sono uscita: ho un piccolo frigorifero, lì, nascosto in quel mobile.
E indicò un mobiletto dall’altra parte della stanza: in effetti c’era un piccolo frigorifero, anche piuttosto assortito. La cella era così incastrata dal ghiaccio che non si riusciva ad aprire.
- Suo fratello Donald è stato ucciso. Un fratello già morto, un altro che non prende nulla in caso che gli altri eredi vengano meno. Lei mi capirà, spero.
- Insomma sono io la principale sospettata. E per quale motivo avrei io compiere questa mattanza?
- Soldi. L’eredità insomma.
- Mi arresti allora. Ma prima dovrà spiegare come io abbia potuto fare a sdoppiarmi.
- Mi scusi, cosa?
- Sdop- piar- mi. Glielo spiego. Mio fratello Donald quando è stato ucciso?
- Stiamo aspettando il medico legale, ma quando abbiamo trovato il cadavere, il rigor mortis non era ancora cominciato, ed il corpo era ancora caldo. Noi l’abbiamo trovato alle 9,00 quindi…si può ipotizzare intorno alle ore 8,30.
- Ebbene io sono andata a fare colazione alle 7,30 e dalle 7.50 sono qui.
- C’è qualcuno che lo possa attestare sotto giuramento?
- Una delle cameriere, Maggie, stava spolverando e riassettando l’atrio quando sono arrivata: chieda a lei.
L’ispettore mandò a chiamare Maggie: confermò che Annabel era ritornata in stanza intorno alle 7,50 e non si era più mossa.
- Ho pulito l’atrio, e lavato per terra, poi passata la cera sul pavimento di marmo e se fosse passata avrebbe lasciato i segni. E poi sono sempre stata nell’atrio e non l’ho proprio vista.
- Ora siamo punto e daccapo.
- Dobbiamo interrogare gli altri.
Fu allora che avvenne l’imponderabile: quello Merlini non se lo sarebbe aspettato.
- Signore, è arrivato il medico legale: sta parlando col Procuratore Fedberg.
Scesero.
- Buongiorno signori: pare proprio che qui si debba fare gli straordinari. Ieri uno, oggi un altro.
- Che mi dice, dottore? Ora della morte, causa?
- Causa: rottura del collo, precisamente delle prime due vertebre;ora stimata, più o meno le 8.30- 8,45.
- E’fuori !
- Già.
- Cosa blaterate?
- Niente, considerazioni.
- Beh, se non c’è altro, mi ritirerei.
Già i barellieri stavano caricando il corpo sull’auto del coroner, che...
Grida assordanti si sparsero per
la casa. Seguite da pianti, da rottura di oggetti vari.
- Cosa sta accadendo ancora?, esclamò il procuratore.
-
La signora Sutton !
- E allora?
- Morta, signore.
Mary Sutton era riversa su un fianco, dentro un grande armadio a muro, grande quanto uno sgabuzzino, con un coltello piantato nel torace, affondato sino al manico...
Vicino a lei dei piatti rotti, e della biancheria riversa.
Maggie stava piangendo a dirotto.
- Me ne voglio andare di qui.
- Cos’è successo?
- Son venuta a prendere i piatti e le posate per il pranzo, e il tovagliato pulito, e appena ho aperto la porta ho visto la povera signora, per terra. Aveva gli occhi aperti ed era già morta.
Era in una posizione strana il cadavere, con un braccio reclinato, quasi che...
- Guardate, ha un dito sporco di sangue.
- L’indice. E’come se abbia tentato di…
- Forse ha lasciato una traccia.
- Togliamo la biancheria caduta.
Apparve così, sotto una tovaglia, una lettera non del tutto tracciata, ma riconoscibilissima.
- E’una A. Aveva la seconda gamba che finiva con uno sgorbio, sicuramente quando Anne era morta.
- A... A... A. Annabel.
- Può essere.
- Guardate qui.
Impigliati e appiccicati al sangue coagulato della mano che aveva cercato di scrivere, giacevano dei capelli bianchissimi.
- Dov’è questa Annabel?
- Nella sua stanza al primo piano.
- Andiamo.
Ritornarono al primo piano.
Nell’atrio c’era silenzio. Bussarono alla porta: nessuna risposta. Bussarono ancora: niente.
Cercarono di aprirla: chiusa. Attraverso la serratura videro che la toppa era chiusa da una chiave.
- Signora, in nome della legge apra, e subito !
Nessuna risposta.
Nel mentre la cuoca saliva le scale.
- Lei, ha visto
la signora Annabel?
- E a me lo chiedete? Chiedetelo a Maggie, è lei la cameriera addetta a questo piano.
Maggie intanto aveva ripreso i sensi.
- No signore, non è uscita almeno finché ci sono stata io. Poi ho ricevuto una chiamata all’interfono: mi si chiedeva di prendere la biancheria per il pranzo.
- Chi?
- A me è parso la signora che poi ho trovato morta: aveva la voce roca, come la sua.
- Non si sente nulla dalla camera della signora Annabel e la posta è chiusa dal di dentro.
- Ha un’altra chiave?
- No, io no. Ce l’aveva il signor Philip, solo lui.
- Ok, sfondiamola.
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