“Battisti” disse lui “Lucio Battisti” ripeté ad alta voce; poi, cercando confidenza lo ridisse anche alla sua vicina “ E’ Battisti, possibile che anche tu non lo sappia?”. Finalmente il bello della compagnia disse “E’ Battisti, il nostro Lucio Battisti!” e tutti ripeterono “Battisti! E’ Battisti! Come mai non ci abbiamo pensato prima? Che scemi! Lo sanno tutti che è Battisti!” e ne intonarono il ritmato refrain.
Da quella volta si diede alla pesca. Il mare, seppe accoglierlo nella calma e nel calore dell’acqua estiva. Lui si dimostrò bravissimo, forse però anche i pesci non lo vedevano, riportando ogni giorno molto pescato, del quale nessuno mai lo ebbe a ringraziare.
Può accadere che in un momento della nostra vita, si apra in noi il desiderio di cambiare. Quasi sempre è indotto dagli altri, più raramente è il frutto di una decisione personale. Quel giorno improvvisamente, ritardo o non ritardo, sentì in modo preciso che quel desiderio era finalmente arrivato anche per lui.
Si spogliò di tutto, anche le mutande, anche le calze. Guardò gli abiti con calma mentre se ne stavano distesi sull’impiantito; li analizzò uno ad uno, cercò di ricordarsi perché li aveva scelti. Rimase a lungo a pensare, di tempo ne aveva una quantità infinita, infine gli sembrò di aver trovato la strada giusta.
“Stupire, si bisogna stupire! Li lascerò a bocca aperta, dovranno vedermi e solo allora potranno capire la mia grandezza. Perché io sono grande, sono importante, sono il meglio fico del bigoncio.
Loro ancora non lo sanno, ma è così, lo impareranno presto.”.
Si diresse risoluto verso l’armadio di suo fratello, un tipo dai gusti strani in fatto di colori, certamente vi avrebbe trovato qualcosa. Fu così. Un paio di pantaloni rossi con delle bande gialle lungo le gambe, una camicia senape, un gilet blu con gli strass, un cappelluccio color fuxia e per finire una sciarpa con tutti i colori dell’arcobaleno. Per scarpe ne prese un paio da ginnastica color arancione elettrico listato di bianco.
“Così mi vedranno!” disse tra sé e sé mentre, andando avanti ed indietro nel corridoio, provava una camminata eccentrica; trovato il passo giusto, aprì la porta e scese le scale. Giunto nell’atrio si fermò di fronte al pesante portone di legno marrone, si sentiva svuotato improvvisamente della forza d’animo che lo aveva spinto a quel passo, come se ogni gradino, al posar del piede, ne avesse trattenuta un po’. Il cuore gli batteva all’impazzata: c’era una soglia da passare e dopo? Respirò profondamente, lentamente più volte facendo scemare i battiti, allungò la mano, aprì.
Nella strada lo accolse il sole del mezzogiorno. Accecante. Ma c’era solo il sole lungo il marciapiede, non vide persone, così come non ne aveva incontrate scendendo le scale. “Nessuno. E’ possibile? Con una giornata così non c’è nessuno per la strada. Incredibile!”. Guardò a destra, poi a sinistra, decise una direzione, si avviò.
“Al bar, è l’ora dell’aperitivo, al bar troverò qualcuno di sicuro.” Nell’avvicinarsi, scorse una figura seduta ad uno dei tavolini tondi posti fuori del locale. “E’ il Viti. Il Viti che fortuna, lui mi riconoscerà certamente. E’ stato l’unico a giocare a carte con me, anzi mi ha addirittura insegnato. Quante partite abbiamo Fatto! Poi improvvisamente un giorno smise, cosa mi disse? Ah sì “ Giocare a carte con te è come fare il solitario” Disse proprio così, perché poi non l’ho capito. Il Viti, lui si che mi riconoscerà.”. Si avvicinava alla poltroncina sulla quale era seduto l’uomo, accompagnato da questi pensieri e da una rinnovata fiducia in sé.
“Viti, come va Viti? Tutto bene oggi?”. Nessuna risposta. “Viti, o Viti si fa una partita a carte?”. Ancora niente. Guardando meglio notò la poltroncina era in realtà una carrozzina per invalidi, più da vicino si accorse che l’uomo aveva gli occhi persi nel vuoto mentre una sottile linea di bava gli colava dall’angolo della bocca.
La sorpresa lo fece arrestare, “Poveretto… “ iniziò a pensare, quando dal bar vide uscire una donna piccola, grassa, la pelle olivastra, lo sguardo ostinatamente fisso di fronte a sé, che lesta prese la carrozzina ed il suo contenuto e se li portò via.
“ Sarà una badante, oggi usa così, ormai dove sono le famiglie di una volta?”, gettò uno sguardo nel bar non vide nessuno, nemmeno il barista, scelse di andare verso il centro della città, lì avrebbe incontrato certamente qualcuno.
Percorse strade, vicoli, vicoletti, nessuno. Dalle finestre aperte uscivano voci, le famiglie si stavano mettendo a tavola, per la sua strada nessuno.
Arrivato sul lungofiume, si issò a sedere sopra una spalletta lasciando penzoloni le gambe sull’acqua che scorreva sotto. Non restava che attendere il pomeriggio, qualcuno sarebbe uscito finalmente, qualche bambinaia, qualche coppia di fidanzati, un vigile, avrebbero percorso quel tratto di lungofiume. Non poteva essere che così, la giornata era splendida, adesso mangiavano, ma poi sarebbero usciti.
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