Una confidenza inusuale, forse un po’ imbarazzante ma che a lui non è dispiaciuta. Stefania Barbaro è sua coetanea, cliente abituale dell'ufficio postale. L’ha conosciuta nel primo anno da single, quello dell’entusiasmo, quando, lasciata la casa dei genitori, assaporava la sua nuova vita e aveva preso a frequentare associazioni culturali di vario tipo, non per interessi specifici -non ne ha mai avuti - ma per fare nuove conoscenze.Stefania è laureata in egittologia e direttrice della Sezione Egizia del Museo Archeologico.L’associazione “A. & A.” (Archeologia e Arte) di cui Mario era socio, l’aveva invitata per una conferenza, quindi si erano trovati l'uno di fronte all'altra al tavolo della cena sociale prevista subito dopo. Non era il suo tipo: troppo decisa, sicura di sé, abituata a essere ubbidita, convinta della propria superiorità; una donna di classe, di aspetto piacente, dal sorriso cortese, ma fredda e distaccata. Una da dimenticare. Ma Stefania capita spesso all’ufficio postale, e Mario ha modo di scambiare un saluto, qualche frase di circostanza, poi due chiacchiere amichevoli che diventano un’abitudine, finché, tre mesi fa, ecco l’attesa occasione: l’indomani è domenica, fa bel tempo, nessuno dei due ha progetti. Mario la butta là: un caffè, un aperitivo oppure una cena? Bene, vada per la cena; così si ritrovano al ristorante Pallottino in piazza San Simone.Lei parla disinvolta, racconta: abita da sola, come lui, genitori a Foggia, una sorella sposata a Milano, un matrimonio fallito alle spalle, niente figli, qualche amica che frequenta raramente. Il Museo Archeologico è la sua seconda casa, il lavoro è al centro della sua vita e poi le conferenze, i viaggi all'estero per organizzare mostre, gli scontri d'opinioni con i colleghi, e così via. Lui è un ascoltatore perfetto, simula interesse vero e incoraggia confidenze. Ha la certezza che lei lo trovi banale, non alla sua altezza, ma l'idea di qualcuno che la guarda e l'ascolta le fa piacere.
Il giorno dopo Mario va a visitare il Museo Archeologico; quando si presenterà la prossima occasione sarà più preparato, in grado di porre domande giuste, interessanti.
Da quel momento iniziano a incontrarsi con maggiore frequenza; lei sta sempre molto sulle sue, ma si vede che Mario la attrae. Forse aveva dimenticato come ci si sente con un uomo a fianco. Niente fantasie sciocche però; misura, ci vuole misura. Almeno per il momento.
Anche per Mario sono serate attese, spezzano la monotonia del quotidiano, gli danno uno scopo: si sorprende a guardarsi di più allo specchio, a curare l’abbigliamento, e una settimana fa, incontrando al ristorante un collega e notando l'occhiata che rivolge a Stefania, si sente inaspettatamente compiaciuto.
Oggi, quella confidenza inaspettata per la scheggia nella mano, è come se avesse abbattuto altre barriere; Mario sa di poter essere più audace del solito.
“Hai progetti per domani sera?” Chiede.
“No, anzi, sì, insomma... perché?”
“Domani è sabato. Che ne dici se andiamo all’Impruneta. Conosco una trattoria dove si mangia... ” Unisce indice e pollice formando una “o”.
“Domani sono tutto il giorno al Museo per una cosa speciale.” Lo dice con poco entusiasmo.
“Mica ci dormirai anche?”
Stefania sorride. Sente di gradire la velata corte di lui.
“Prima delle otto però non sarò fuori.”
“Bene. Ci vediamo in piazza D’Azeglio alle otto e dieci.”
“Hai vinto.” Sospira Stefania condiscendente.
Uscendo scopre di sentirsi più leggera.
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Il sarcofago egizio di Tiesreperet, balia della figlia di un Faraone, uno dei più belli e preziosi del museo, deve essere imballato con la massima cura e spedito al Cairo per una mostra... il sarcofago egizio di Tiesreperet, balia della figlia di un Faraone, uno dei più belli e preziosi del museo, deve essere imballato con la massima cura e ... il sarcofago egizio di Tiesreperet, balia della figlia di un Faraone... il sarcofago egizio di Tiesreperet... quella frase ti si ripete con insistenza nella testa, non riesci a pensare ad altro.
Stefania ne ha parlato durante quasi tutto il tempo della cena, raccontando anche di altre spedizioni importanti, delicate, a cui aveva personalmente presenziato per garantire la massima attenzione agli oggetti preziosi da imballare. Lunedì, nel tardo pomeriggio, a museo chiuso, andrà lei stessa a controllare che tutto sia fatto per il meglio, di modo che martedì, al mattino presto, prima dell'apertura, un furgone possa caricare il sarcofago e portarlo a Roma, all’aeroporto di Fiumicino. Lei non ci sarà a scortarlo com’è sua abitudine:
“Mi piange il cuore” – dichiara con velata amarezza -, “ma proprio martedì ho un impegno ormai preso da tempo che non sono riuscita a rinviare. Ci andrà Carlo, il mio assistente più bravo.”
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