“E’ un povero vecchio. Un po’ di comprensione, via. Senta, signor Quinto, per caso ha visto qualcuno prima di lei seduto su questa panchina, o comunque qualcuno che parlasse con il…insomma con quello che è poi caduto?”.“No, non mi pare”.“Ci pensi bene”.“Il commissario le ha chiesto se ha visto qualcuno prima e non dopo che si è messo a sedere!” urlò quasi Manganelli.“Via, ora stai esagerando”.“Commissario, ma questo non capisce…”.

“Vorrei vedere te alla sua età”.

“Intanto ci devo arrivare”.

“Anch’io. Grazie, signor Quinto. Prima di andare via lasci le sue generalità…”.

“Che cosa?”.

“Pensaci te, Manganelli”.

Il cadavere dell’uomo che dai documenti si rivelò essere quello di Luigi Ermini, di anni settanta, abitante in via Sant’Angelo numero 5, era disteso davanti alla panchina con la faccia tesa verso terra. Il commissario lo rivoltò e mise a nudo il volto stropicciato dall’erba con un rigagnolo rosso che partiva dal naso. Evidentemente il colpo dovuto alla caduta aveva aperto qualche piccola ferita. All’infuori di questo particolare niente segni di violenza.

“La morte lo ha colto all’improvviso. Da una parte beato lui…” disse Manganelli

“Dall’altra beato te che giungi subito a conclusioni affrettate. Raccogli quel foglio che sembra l’involucro di una caramella e…e…”.

“Che cosa le prende, commissario?”.

“E…apri la sua mano destra che…”.

“Ha paura che contenga qualcosa?”.

“Lo temo proprio”.

“Ecco fatto. Diciamo che lei è un buon veggente. Glielo dico?”.

“Dimmelo”.

“Nella sua mano destra ho trovato una pedina, o meglio, un pedone nero degli scacchi, commissario”.

Non riferisco i miei commenti per pudore nei vostri confronti. Dico solo che feci arrossire perfino Manganelli. Dall’esame dell’involucro i miei esperti della scientifica arrivarono alla conclusione che esso contenesse una caramella la quale, a sua volta, conteneva un estratto della terribile Infida-mastellaria.

“Infida-mastellaria? Ma che roba è?” chiesi questa volta al nostro stimato Serbelloni.

“E’ una pianta velenosa che si coltiva soprattutto a sud del nostro paese. Essa colpisce la parte destra o sinistra del cuore”.

“Così, a suo piacimento?”.

“Come le torna meglio. La morte è quasi istantanea”.

“Non l’ho mai sentita nominare”.

“Sono piante nuove, moderne, ma terribilmente letali”.

E questo fu tutto, nel senso che non riuscimmo nemmeno questa volta a cavare un ragno dal buco. Ma non era finita lì. Passati più o meno quindici giorni, ecco un’altra tegola in testa. Questa volta non mi trovavo nel mio ufficio, me lo ricordo bene, ma a casa perché era domenica. Tra l’altro mi ero proposto di leggere qualcosa di divertente che mi tirasse un po’ su il morale, ma la mia ricerca si stava facendo vana. Nel senso che nessuna opera umoristica riusciva ad essere ad un livello più alto del mio tragico umore. La telefonata di Manganelli accentuò ancora di più il dislivello.

“Capo…”.

“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi capo. E poi ti ricordo che di domenica…”.

“Mi scusi, commissario, ma…ma…”.

“Non mi dire che oltre al cervello ti si è incantata pure la lingua, anche se a pensarci bene non sarebbe un gran danno”.

“Capisco il suo umore e proprio per questo cerco in tutti i modi di essere garbato”.

“A Manganè, se fai così il tuo garbo è peggio di un vaffan….”.

“Ho capito, commissario”.

“Bravo”.

“E’ stato trovato un morto”.

“Un altro?”.

“Un altro”.

“E dove, se è lecito?”.

“Al cinema”.

“Anche i morti hanno diritto al loro passatempo”.

“Vedo che l’ha presa bene”.

“Benissimo. Se fossero stati due l’avrei presa anche meglio”.

“Allora la sua non è lieve ironia ma un duro, feroce sarcasmo…”.

“Dì pure una discreta incazzatura, se il termine non ti fa effetto”.

“Nel modo più as…”.

“Mangané!”.

“Il morto è stato trovato al cinema Luxor”.

“Sarò lì tra un minuto e sarà bene che ci sia anche te”.

Arrivai al cinema che non c’era quasi nessuno. La cosa mi parve strana, ma poco dopo ne capii la ragione dal tipo di film che stavano proiettando. Trovai Manganelli già sul posto.

“Sono già arrivato, come vede”.

“Ti vedo, ti vedo. Allora, sai già cosa è successo?”.

“Credo di sì, mi sono dato subito da fare. Alla fine del primo tempo del film. Vuole sapere il titolo?”.

“Cosa vuoi che mi interessi il titolo, Manganelli. Vai al sodo, non tergiversare”.

“Alla fine del primo tempo del film…”.

“Lo hai già detto”.

“…all’accendersi delle luci in sala un signore di una certa età ha lanciato un urlo. I pochi habitue…”. Gli lanciai un’occhiata decisa.

“…Insomma quelli che di solito vengono a vedere questo genere di film…”.

“Non fare il razzista. Oggi tutti vengono al cinema”.

“Magari con le mogli ed i bambini”.

“Con le mogli ed i bambini”.

“Magari a vedere…a vedere…”.

“A vedere che cosa, Manganelli. Oggi me la fai più lunga di Serbelloni e Rinesi messi insieme. A vedere che cosa?”.