“Ecco, quelli mi hanno fatto venire da lei”.
“In che senso?”.
“Da quando sono dietro a questi fattacci non sto bene. Mangio poco, non dormo, mi fa male lo stomaco, mi sembra di non respirare. Insomma sto male, dottore”.
“Sarà lo stress accumulato, un po’ di depressione, non si preoccupi. Ora lo visito e le prescrivo una bella cura che la tirerà sù”.
Mi prescrisse una bella cura a base di Zoloft e Xanax che ebbero l’effetto di rincitrullirmi ancora di più.
Tempi duri
In una situazione di alterno abbattimento-incazzamento arrivò la telefonata. Precisa, puntuale, prevedibile. D’altra parte dopo tre episodi di quel genere era anche ragionevole, sebbene a me paresse come il colpo finale dato ad un uomo morto. Il che mi fece venire alla mente un episodio storico successo a Gavinana. Per non dargli soddisfazione cercai di mantenere almeno un filo di quella ironia che mi aveva sempre contraddistinto.
“Pronto, commissario?”.
“Quasi vivo e quasi vegeto”.
“La capisco, tutti questi casi irrisolti avrebbero schiantato un bue”.
“Per fortuna non sono un ruminante”.
“E proprio per questo e per la sua completa e fattiva dedizione al suo lavoro durante tutti questi anni di servizio presso…”.
“Dov’è il trucco?”.
“Quale trucco?”.
“Sì, dico, tutta questa lisciata a cosa serve?”.
“Serve…serve…Intanto da parte mia c’è sempre stata un’alta considerazione, se ben si ricorda…”.
“Mmmmm….mi faccia pensare”.
“Via, non mi dica…vede…purtroppo…mi hanno incaricato…sono ordini dall’alto, mi creda, da molto in alto…”.
“Mi fa venire le vertigini”.
“Io non avrei voluto, lei lo sa bene…ma dopo tutti questi omicidi, commissario…a Siena poi…Insomma sono latore…”.
“Venga al sodo, signor procuratore”.
“Vengo al sodo, d’altra parte lei stesso mi incita…”
“Dunque?”. E qui venne fuori il solito Silvestri.
“Dunque il suo incarico è stato revocato. Si consideri congedato per tre mesi. Si curi e si riposi” e riagganciò senza tante storie. E così mi curai e riposai confortato, come ho già detto, dalle visite degli amici, da quelle di Manganelli che mi teneva al corrente degli eventi e dalle attenzioni della signora Giulia che si mostrava sempre più preoccupata del mio stato di salute. Allora si ingegnava a prepararmi dei manicaretti a base di non so che cosa che rinforzassero il sistema nervoso e tirassero su, diceva lei, il mio morale. Per distrarmi, inoltre, dalle mie preoccupazioni, era prodiga di racconti più o meno personali ancora più lunghi di quelli a cui era solita sottopormi, soprattutto durante l’ora dei pasti. Diceva di buttar via le medicine, di uscire fuori a prendere una boccata d’aria, per svagarmi e parlare con gli altri, che altrimenti sarei finito male. Come era successo alla cognata di suo nipote, no…non quello che abita a Colle Val d’Elsa un fannullone che Dio ci scampi e liberi che non c’entrava niente, ma quello di Castellina in Chianti, un ragazzo sveglio che si sarebbe fatto strada nella vita, e insomma questa cognata era stata lasciata dal marito, farabutto che non era altro, per andare dietro alle sottane come gli pareva, ed era caduta in una brutta depressione e stava sempre sola e non voleva uscire di casa, tanto che alla fine, insomma era morta. La conclusione era che la sera mi ritrovavo con la testa ancor più confusa e la serotonina a livello zero.
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