“O te, o chi ti c’ha portato?”.
“Vengo a prende le medicine per la mi socera”.
“O che ha?”.
“O che ha, piccinina, è vecchia e questa è di già una malattia. E poi ha un’ernia strozzata che un si po’ move, e piange e si dispera. Un tormento, e come se non bastasse…ma un mi ci fa pensà. Te piuttosto…”.
“Io, lo vedi, ho i bastone, un cammino più, ho un’artrosi che mi blocca tutta la gamba destra. E un dolore, soprattutto la notte, un dolore tu sapessi…”.
“Me lo immagino, piccinina”.
“…che qualche volta mi verrebbe la voglia di buttammi dalla finestra”.
“Ma un lo dì nemmeno per scherzo!”.
“Un lo dio ma quando siamo conciati così tutti ci scansano. Un siamo più boni a nulla”….
Qualche volta tra le malattie si insinua qualche piccante pettegolezzo che rende l’aspettativa meno pesante.
“La sai l’ultima?”.
“Che è successo?”.
“La Maddalena, che già i nome è tutto un programma…”.
“Un l’ho mica in mente”.
“Ma come un la conosci, l’avrai vista mille volte”.
“Unn’ho mia detto che un la conosco. Solo che ora un me la ricordo”.
“La sorella di Roberto, quello che lavora da Gino che fa i meccanico…”.
“Mah…”.
“…che una volta pe fa i bischero con la macchina mise sotto Ambrogio i postino…”.
“Ah sì, qui cretino, la su sorella Maddalena, quel gran pezzo di passera…”
“Quella”.
“E che ha fatto?”.
“Lo sai che era fidanzata con Marcello i macellaio”.
“Lo so, lo so”.
“Vedo che la memoria ti è ritornata”.
“E chi non la conosce Maddalena, fa girà la testa anche a finocchi”.
“Ma se prima…lasciamo perde. Insomma l’hanno vista girà di notte con Alfredo”.
“Con chi? No, un ci posso crede. Ma se è sposato e ha quattro figli!”.
“Insomma ce l’hanno vista e pare anche che l’abbino vista intrufolassi ni bosco di Carpineto con Giovanni, i figliolo di Giuseppe i benzinaio”.
“Ma se ha appena vent’anni e lei n’avra una quarantina anche se è sempre un tocco di passera…”.
“Questo s’era capito. Ma qui viene i bello. Avvicinati che se no ci sentano”.
“Perché finora…”.
“Tre giorni fa i fidanzato insospettito l’ha seguita”.
“Mi immagino i seguito”.
“Un ti immagini proprio nulla. L’ha seguita anche Alfredo, quello sposato”.
“E allora?”.
“E allora l’hanno scoperta insieme a Giovannino e se le sono date di santa ragione”.
“Tutti e tre’”.
“Tutti e tre. E sono finiti all’ospedale. Hai capito che roba? Un c’è niente da fa. Di donne ci sono quelle per bene e quelle che nascano maiale”. E così via.
Poi c’è il problema del turno, perché sono talmente tanti ad andare dal dottore che ogni paziente deve ricordarsi bene quando è il suo momento. Solo che chi va dal dottore è di solito gente anziana che non fa della memoria il suo punto di forza, per cui si assiste di solito a delle incredibili scenette.
“Ovvia, ora tocca a me”.
“Ma guarda, Gino, che io c’ero prima. L’ho chiesto a quella signora che è entrata da i dottore e mi ha detto che era l’ultima”.
“No, Cesira, un incomincià a volè passà per forza come fai sempre, perché…”.
“Ma sentilo! Questo lo dici te. Io un voglio mai passà per forza, ma quando mi tocca mi tocca. Te, semmai, vò fa sempre i prepotente anche colle signore!”.
“Guarda che ti sbagli. Prima di te c’ero io. T’ho anche visto arrivà insieme a Giuseppe. Vero, Giuseppe?”.
“Arrivà co’ Cesira sò arrivato, ma un ti saprè dì se te già c’eri. Voglio esse sincero. Io un t’ho visto”.
“Ma allora vi siete messi d’accordo! Anche te, poi, sé bono a raccontalle. E t’hanno messo anche i soprannome di Berlusconi da quanto le spari grosse”.
“Perché te, mira, s’è bravo. Lo sanno tutti che ti davi malato pe un’andà a lavorà e invece andavi a caccia. E una volta t’hanno anche pescato e ti s’è preso una bella multa!”.
“Se dovessi parlà delle tue starei qui fino a pasqua, caro il mio Berlusca, ma un ci casco…”.
A questo punto quasi inevitabilmente arriva la sorpresa.
“Signori, mi dispiace interrompervi, ma tocca a me. Sono un rappresentante di medicinali e ora è il mio turno perché passo tra un paziente e l’altro”.
Quando ti tocca il tuo di turni sono passate un paio d’orette. Perché il mio è un medico di vecchio stampo per nulla spicciativo. Occhiali, barba bianca, faccia bonaria, aria affabile, movimenti lenti, lentissimi. Se rinasce animale lo vedo bene come bradipo. Per un’unghia incarnita ti ci tiene un’ora, non come i medici d’oggi che in quattro e quattr’otto ti fanno una diagnosi completa di tutte le frattaglie.
“Allora, commissario, è un bel po’ di tempo che non la vedo. Anzi, quasi non la riconoscevo”.
“Anch’io, dottore”.
“Si accomodi. Che cosa l’ha fatta venire da me?”.
“Ha sentito parlare di questi ultimi casi avvenuti dalle nostre parti?”.
“Li ho letti sui giornali”.
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