“La storia si apre con il dottor Christopher Jervis, colui che diventerà l’aiutante e il biografo di Thorndyke, che sta sostituendo un collega nel suo studio medico. Una sera, convocato al capezzale di un uomo, viene condotto a destinazione in una carrozza coi finestrini completamente oscurati e ricevuto da un misterioso individuo che si presenta come il fratello del malato. Quando Jervis appura che questi sta morendo per avvelenamento da morfina, decide di sottoporre lo strano caso a Thorndyke, uomo di legge e di medicina nonché precursore della scienza forense. In vista della successiva visita al paziente Thorndyke gli fornisce alcuni strumenti che gli permetteranno di ricostruire il percorso basandosi sulla direzione, i passi del cavallo e i rumori esterni. Ma trovare l’ubicazione della casa è solo l’inizio del mistero”. Aggiungo un problema di testamenti, di falsa scrittura, di travestimento, un paio di occhiali un po’ particolare, una scrittura antica capovolta e…basta.
Ecco in sintesi il succo del lungo racconto Una carrozza nella notte di Richard Austin Freeman, Polillo 2007, tratto dalla seconda di copertina in cui compare per la prima volta il nostro dottore. In realtà questo racconto, scritto nel 1905, fu pubblicato solo nel 1911 dopo che era già uscito il celebre L’impronta scarlatta del 1907 che rimane una pietra miliare nel solco del cosiddetto giallo “scientifico”.
Thorndyke abita a Londra con il suo assistente di laboratorio, maggiordomo tuttofare Polton ed in seguito, dunque, con il medico Christopher Jervis, suo aiutante e biografo. Che ce lo presenta come un “eminente autorità nel campo della giurisprudenza medica” e “un avvocato con un’ampia conoscenza degli aspetti della pratica medico-legale”. Concetto ribadito anche in seguito perché “la combinazione di questi due tipi di cultura in una mente sola” diventa “qualcosa di incredibilmente diverso dagli stessi due tipi in due menti separate”. Il metodo di investigazione del dottore è spiegato da lui stesso “Un uomo di scienza non si aspetta nulla. Raccoglie i fatti e tiene la mente aperta. Quanto a me, sono soltanto un incettatore legale di briciole di prove trascurate. Quando ho raccolto alcuni fatti, li sistemo e vi ragiono sopra. E’ un errore fatale decidere in anticipo quali dati si devono ricercare”. Jervis serve per raccontare la storia ma anche per rendere più carismatica la figura di Thorndyke attraverso lo sbalordimento “Eppure Thorndyke, in qualche maniera incomprensibile, e in modo assai completo, era riuscito a mettere insieme fatti che io non avevo neppure notato, poiché era evidente che lui aveva già, nell’arco di quei pochi giorni, ristretto il campo delle indagini a una piccola area e doveva essere già in possesso degli elementi salienti del caso”. Un po’ come succede con Watson nei confronti di Holmes. Altra caratteristica. Bello che più bello non si può. Alto, slanciato, atletico, profilo greco, un dio sceso sulla terra. Tiene sempre a portata di mano una valigetta verde in cui ci sono tutti gli strumenti e le sostanze chimiche che gli servono per i suoi esperimenti scientifici.
Richard Austin Freeman (1862-1943) medico anche lui oltre che per il suo famoso Thorndyke (ha scritto con questo personaggio ben 21 romanzi e 42 racconti) si ricorda anche per il suo contributo alla narrativa della “inverted story”, nella quale il lettore è già a conoscenza del delitto ed il godimento sta soprattutto nell’assistere alle schermaglie tra il detective e l’assassino. Chandler lo considerava uno splendido artista capace di creare una continua suspense. E se lo dice lui…
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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