Sono tempi duri, per Petra Delicado.
Nella toilette di un centro commerciale si fa rubare la pistola d’ordinanza da una bambina. Dopo il furto quella pistola, una Glock, farà molto parlare di sé; e la ricerca della piccola ladra precipiterà l’ispettore Delicado e il suo vice Garzòn in un abisso buio e spettrale. Il mondo degli abusi sui bambini, dello sfruttamento, e di ogni tipo di perversione umana.
Petra è in crisi: la donna forte e coraggiosa che torna a casa la sera pregustando la sua beata solitudine quasi non esiste più. La depressione è alle porte, e il lavoro ne risente. I due poliziotti non riescono a trovare il bandolo della matassa, le indagini sono difficili, frustranti. La bambina non si trova. I crimini si moltiplicano.
Il lettore è trascinato in una ridda di ipotesi, di sbagli investigativi, di false piste, e anch’esso partecipa alla caccia senza ben sapere se, e quando, arriverà la fine.
Il tutto è una scoperta, per i lettori di un’autrice sorprendentemente priva di conformismo e dalla scrittura graffiante. Non c’è consolazione né buonismo, nei libri della Bartlett, non c’è indulgenza verso le umane miserie; c’è soprattutto uno specchio della complessità crudele che costituisce lo scheletro della società attuale.
Ma sarebbe un errore credere che il pessimismo trionfi, in questa indagine; perché come sempre succede quando si tocca il fondo, arriva anche per Petra uno spiraglio. Conosce un uomo speciale, e forse da lì prenderà il via una nuova vita.
Altro non anticiperemo della trama, complessa e ricca di sfaccettature. Lo stile è quello di sempre, svelto e agile. Il ritmo non lascia stanchezza. La penna è particolarmente felice nei momenti di meditazione in solitaria, nella critica spietata e irascibile ai mondi diversi nei quali Petra si imbatte.
Punto di forza, come in ogni libro della serie Delicado, il rapporto a due con Garzòn, un Sancho Panza mite e tenero, spalla insostituibile della protagonista e personaggio che da solo riconcilia Petra e tutti noi lettori con il mondo degli umani.
INTERVISTA
D – I Suoi libri, e quest’ultimo forse più degli altri, hanno tutti un ritmo molto cinematografico. Si legge, e sembra quasi di vedere un film; questo nonostante Lei conferisca maggiore importanza alle parole, ai personaggi che non alle descirizioni e alle immagini. Come spiega questa magia?
R – E’ vero, succede così. Io non dò particolare importanza alle descrizioni, ma molti lettori mi dicono che vedono Barcellona tra le mie pagine. Vedono i protagonisti chiaramente, li vedono muoversi. Penso che sia perché è il lettore che finisce per creare il suo film interiore, mettendo insieme i varii dati che io gli fornisco.
Dai miei libri sono state tratte serie televisive; non me lo sarei mai aspettato. Eppure è successo, anche se il risultato non è stato positivo.
D – Per quale motivo non è rimasta soddisfatta di queste trasposizioni televisive che sono andate in onda in Spagna?
R – Perché in effetti ho pensato dall’inizio che sarebbe andata male. Anzi, ero davvero sicura che Petra Delicado, nel passaggio dalla pagina scritta alla televisione, avrebbe perso praticamente tutto. E così è stato. Si è trattato di una serie prodotta da Tele Cinco nella quale tutti gli elementi comici sono stati tolti. Perché essendo la prima serie poliziesca che si produceva in Spagna, c’era il timore che il pubblico la vedesse come una commedia pura e semplice. Questo si doveva evitare: quindi è stato fortemente accentuato l’elemento poliziesco a discapito di quello comico.
E se a Petra togliamo l’umorismo, abbiamo perso Petra.
Nonostante questo, il fatto che i libri siano diventati film, mi ha fatto guadagnare parecchi lettori; e questo è sempre un bene. Magari la gente così può scoprire i libri, e scopre anche che i libri sono meglio della televisione…
D – In Italia, e un po’ in tutta Europa, la crime novel vive un momento d’oro. Come si spiega questo fenpmeno, dopo lunghi periodi di buio?
R – Penso che sia perché il romanzo giallo, il noir, la letteratura poliziesca in senso ampio, sono tutti generi che si avvicinano moltissimo alla realtà quotidiana delle persone. La gente ci ritrova ciò che avviene nei quartieri, nella vita di tutti i giorni. La letteratura cosiddetta “alta” è lontana, crea mondi fittizi, che sono molto distanti dal reale quotidiano. Noi tutti, come lettori, abbiamo bisogno di sentirci rappresentati, di poterci in qualche modo specchiare nei libri che leggiamo.
D – Viene voglia di partire per Barcellona, quando si leggono i suoi libri, anche se lei ne descrive spesso il lato oscuro più che quello pittoresco…
R – Grazie, in molti me lo dicono. Ma è un mistero il perché. Penso, forse, che questo si debba al fatto che la parte negativa, nei miei romanzi, credo stia più nei concetti che nelle immagini. E che in fondo nelle mie storie ci sono poche discese “fisiche” nei bassifondi. Petra e Garzòn passeggiano e si muovono in una città normale: il lato oscuro passa, e si palesa, solo in un secondo piano narrativo…
Gli aspetti negativi sono solo suggeriti.
Vede, io amo molto questa città, sebbene non ci sia nata. Ci ho vissuto per trent’anni, e quando per un anno ho dovuto trasferirmi in un’altra città… beh, è stata un’esperienza bruttissima. Quando sono tornata avrei baciato la terra ad ogni passo. Ero a casa. Forse l’amore passa attraverso le mie pagine e in questo modo lo trasmetto ai miei lettori.
La vita è facile, a Barcellona; è un posto dove nessuno giudica gli altri. C’è molta libertà.
D – Che rapporto ha con i due protagonisti della saga, Petra e Garzòn?
R – Sono come degli amici, alla fine. Mi piace pensare a loro come a dei vecchi compagni che ogni tanto tornano a trovarmi.
All’inizio della saga io non avevo nessuna idea su come si sarebbe evoluta la loro storia, la loro vita. Non sapevo nemmeno che sarebbero diventati protagonisti di una serie. Poi sono stati in qualche modo loro ad andare avanti, a invecchiare, a prendere una strada piuttosto che un’altra.
D – Uno dei termini che lei usa di più in questo libro è “decerebrato”. Termine riferito, per esempio, alla popolazione dei centri commerciali, piuttosto che a certe categorie di ragazzi, etc etc
Lei è così pessimista riguardo alla stirpe umana o lo è solo Petra?
(Quando riesce a smettere di ridere, risponde…; -))
R – Oh, Petra è pessimista! Io un po’ meno… diciamo che cerco di avere un atteggiamento affettuoso anche quando dico cose terribili… pensi che qualche giorno fa mi è arrivata una mail da parte di una mia vecchia allieva che mi diceva di rimpiangere i tempi in cui io le dicevo “Ma quanto sei ottusa!”.
Riconosceva, questa allieva, l’affetto che c’era in questa mia osservazione.
Detto questo, certo spesso davanti a certi comportamenti umani, beh, c’è da disperarsi!
D – Questo libro ha una fine sorprendente, soprattutto a livello di vita personale di Petra. Infatti, si sposa. Come mai questa scelta?
R – Ho sentito a un certo punto che era necessario un cambiamento nella vita di Petra. Rischiavo che apparisse, dopo tanti anni di solitudine, come una donna, in un certo senso fatale. Ogni romanzo un nuovo amante, la cosa cominciava a diventare noiosa. Quest’uomo che entra nella sua vita portando in dote una serie di figli, la ravviverà, a mio parere.
Darà nuove possibilità, nuove situazioni narrative e nuovi sentimenti e cammini psicologici.
Sarà una bella storia, credo. Ma di certo Petra non cucinerà piattini speciali per il marito… insomma, è sempre Petra!
D – Un’altra cosa che Petra odia sono i luoghi comuni. Si salva solo con l’ironia e a volte con la rassegnazione…
R - Oh, sì. Anche io li detesto!! Con tutta me stessa. Odio trovarmi in situazioni che, come dire, “invogliano”.. tipo le cene ufficiali. Dove le persone devono dire solo certe cose politicamente corrette, cose che per forza vanno dette. Mi scoppia dentro, in queste situazioni, una voglia irrefrenabile di dire cose provocatorie, sbagliate, che non vanno bene; perché mi sembra assurdo che la gente non si sforzi di stare insieme cervando una comunicazione più profonda.
Nido vuoto
Sellerio editore
Pagg. 398
Traduzione di Maria Nicola
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID