Titolo: La porta sulle tenebre Autore: Pietroselli Massimo Editore: Mondadori Data di Pubblicazione: 2007 Collana: Omnibus ISBN: 8804562153 ISBN-13: 9788804562153 Pagine: 334 Reparto: Narrativa italiana
E non disdegna nemmeno di inventare sofisticate parabole che viaggiano attraverso il fenomeno, tipicamente ottocentesco, della letteratura d’appendice, quando i romanzi sensazionali e scandalistici, venivano pubblicati a puntate. E tornano di nuovo i suoi intriganti protagonisti. Corrado Archibugi, giovane ufficiale piemontese ormai quasi integrato tra i vortici dei vicoli romani, e Onorato Quadraccia, vecchio esponente della milizia papalina che come tutti i “duri” nasconde il suo bravo scheletro nell’armadio.
Non manca nessuno degli ingredienti classici per un bel romanzo giallo d’autore in questa storia che si dipana tra il Carnevale romano, le antiche Confraternite religiose, e arditi giochi di potere che si intrecciano come raffinati colpi di fioretto. Roma Capitale è ancora una città densa di contrasti che mischia miseria e nobiltà e che contrappone sempre facce diverse della stessa medaglia. Ma con le prime timide innovazioni anche dal punto di vista criminologico, come le foto sulla scena del crimine, e l’interessante contrapposizione tra gli interrogatori brutali, alla vecchia maniera, condotti da Quadraccia e i sottili giochi di parole intessuti sulla tela del ragno da Archibugi. C’è tanto di oggi in questa vecchia storia del 1874. Compresa la burocrazia che impastoia le indagini.
Muore in un agguato l’editore Raffaele Sonzogno, coinvolto in loschi traffici finanziari. E questa è storia vera su cui si innesta la raffinata trama tutta merletti e arabeschi di un intreccio elegante e ben misurato. Il corpo di un ragazzo viene rinvenuto nei campi, caritatevolmente raccolto e consegnato a una giusta sepoltura dalla Confraternita della Morte Desolata. E anche qui un prezioso cameo di un passato storico reale. Il corpo gonfio di una povera annegata, una vecchia barbona senza nessuno al mondo, viene ripescato dal Tevere. Della sua sorte apparentemente non importa a nessuno, tranne forse a Onorato Quadraccia, che sembra farne una questione personale, rivelando insospettati risvolti mentali che, per paradosso, ci riportano alla mente l’onesta incorruttibilità di Philiph Marlowe. Intanto, tutta Roma impazza per gli episodi di una sensazionale novella pubblicata a puntate, Il Mistero del Dottor Bellacuccia, il cui lancio è stata preceduto da un’intensa quanto inusitata campagna pubblicitaria.
Sembrerebbe davvero che, dietro a quella porta socchiusa sul mistero, non ci siano solo tenebre da squarciare ma anche umane corruzioni e opportunismo politico. Allora come oggi i fili che muovono le marionette del potere si intrecciano in danze vorticose e macabre il cui senso spesso rimane oscuro. Oggi come allora le cose non sono cambiate e sotto l’acciottolio delle carrozze sembra quasi di udire il potente rombo dei jet.
Così come non sono cambiate le anime incorruttibili di certi funzionari che, allora come oggi, indagano contro tutti e contro tutti, a dispetto della logica, della convenienza e spesso perfino del buon senso, pur di approdare alla verità completa. Verità che spesso poi non possono nemmeno rivelare compiutamente, ma l’importante è averla in mano. E sapere come puntare le proprie fiches al tavolo complesso della contrattazione burocratica. Una verità taciuta per una rivelata. Una grande preda che sfugge alla rete in cambio di un pesce più piccolo. Davvero verrebbe da pensare che più di cento anni siano trascorsi invano.
La porta sulle tenebre del Palazzo di Giustizia si fonde con le tenebre quotidiane delle miserie e degli orrori di una Roma di fine secolo. Una Roma ottocentesca con i suoi segreti e i suoi meccanismi, non tanto diversi da quelli di oggi, con le sue strade tortuose e disarticolate, non tanto diverse da quelle di oggi, con i suoi riti religiosi e le feste tradizionali, non tanto diverse da quelle di oggi, con la sua gente che parla e tace, vede e sopporta, non tanto diversa da quella di oggi.
Un po’ come guardarsi in uno specchio deformante, che riflette ma distorce e ti rimanda indietro la tua immagine appena diversa, ma non troppo. La riconferma di una penna di valore che sa come segnare una traccia attraverso secoli di storia. Trecento pagine che si leggono d’un fiato e non fanno rimpiangere l'attesa tra un volume e l'altro di questa serie, tanto che adesso non aspettiamo altro che di poter assaporare il il terzo.
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