“Assomigliava a un professore del King’s college, uno di quei tipi brillanti ma sempre assorti a riflettere su chissà quali complessi problemi”. Con questo breve ritratto ci viene presentato il nostro Sherlock Holmes alle prese con il rompicapo dell’Anello della Westfalia, un brillante racconto a firma Jeffery Deaver. Il maestro del giallo americano si è cimentato in una prosa sherlockiana che oggi possiamo leggere nel volume Il detective scomparso, a cura di Ed Gorman e Martin H. Greenberg, facilmente reperibile in edicola nel Supergiallo Mondadori. Come di consueto accade per i romanzi, Deaver riesce anche in questo testo di più breve respiro a colpire il lettore con i suoi imprevedibili colpi di scena e ci regala un assaggio della sua capacità di creare tensione emotiva (pathos), grazie alle azioni dei personaggi che vengono messi in gioco. Nello stesso volume è raccolta anche un’altra storia di carattere sherlockiano, L’avventura del detective scomparso, di Gari Lovisi: avventura invero bizzarra dove il Nostro investigatore appare al crocevia di due mondi paralleli. Storia curiosa ma che ci sembra tenuta a un buon livello solo dalla presenza della figura di Holmes (che l’autore tenta di imitare nello stile e nella parlata) e non tanto dalla qualità della narrazione. Peccato che la traduttrice abbia reso con la seconda persona i discorsi tra Sherlock Holmes e il dottor Watson, che finiscono quindi col darsi del tu, stridendo non poco con la realtà dei fatti…
Il volume comprende anche altri dieci testi che virano dal giallo psicologico al noir più accattivante, da leggersi per questa (ormai) fine d’estate, magari al tavolo di un bar vicino alla spiaggia per i fortunati che sono ancora in vacanza o concedendosi qualche meriggio un po’ svagato per chi ha già fatto ritorno in città.
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