Questo Anthony Boucher ( suo vero nome William Anthony Parker White), autore di Il caso del sette del Calvario, Polillo editore 2004, è davvero straordinario. Intanto sapeva parlare un sacco di lingue, aveva una memoria eccezionale (si dice che ricordasse le trame di tutti i libri che aveva letto) e un interesse spiccato per un bel po’ di attività: l’opera, il teatro, la scenografia, la critica letteraria (in cui eccelse), la fantascienza, la teologia, la politica, per terminare su cosette più terra-terra come lo sport, il poker e perfino i gatti. Per non parlare, appunto, del giallo. Un vulcano in continua eruzione. Senza pedanteria ma aperto e disponibile con tutti. E’ perciò quasi naturale che tirasse fuori dal cilindro una storia interessante come questa.
Breve riassunto: intanto c’è un “Preludio”, una conversazione tra un certo Tony (lo scrittore stesso?) e Martin Lamb riguardo al fatto che nei gialli ci sia ancora bisogno di una spalla alla Watson. E’ vero che i vari Roger Sheringham, Reggie Fortune, Lord Peter Wimsey (Philo Vance è solo un fantoccio) sono troppo intelligenti per avere bisogno di una spalla, “Ma gli scrittori la usano ancora”, e lo stesso Martin una volta ha fatto la parte di Watson nel caso Schaedel. Che inizia a raccontare partendo quasi subito dall’assassinio del dottor Hugo Schaedel, ambasciatore della repubblica Svizzera ucciso ad opera di uno sconosciuto con un punteruolo da ghiaccio di fronte ad una abitazione privata di Berkeley in California. La vittima si è presentata alla porta della signorina Cynthia Wood, figlia del noto finanziere Robert. R.Wood, per sapere l’ora e le indicazioni necessarie per arrivare in un posto. Subito dopo la partenza Cynthia ha sentito un grido ed è accorsa fuori accompagnata dalla signorina Mary Roberts. Sul marciapiede c’è il corpo senza vita dell’uomo con il quale ha appena parlato. E vicino al cadavere un foglio di carta con uno strano disegno consistente”…in una specie di F rovesciata, in corsivo, sopra tre rettangoli degradanti”. Dunque Martin Lamb, unico studente del primo anno di sanscrito nell’ Università di Berkeley, si trova in coppia con il professore John Ashwin a risolvere questo caso. Il disegno, si verrà poi a sapere, rappresenta un simbolo di una strana setta dei vignardi svizzeri che ce l’avevano sia con i cristiani che con gli ebrei. Il primo ad essere sospettato è Kurt Ross, nipote di Schaedel per motivi di denaro accusato dallo stesso Martin. Arrivano in seguito altri due omicidi, uno in teatro e l’altro per strada, che scombussolano perfino le teorie di Ashwin-Holmes. Ma alla fine riunisce tutti e svela il colpevole. Ma questi sarà punito?
Personaggi principali: L’Holmes della situazione (citato tra l’altro più volte) è il professore di sanscrito John Aswin. Primi accenni. Piuttosto imponente e con una voce profonda. Innamorato della poesia “In tutta la letteratura…ho trovato solo tre versi metrici che posso leggere indefinitivamente senza stancarmi: il verso sciolto inglese, l’esametro greco e latino, e lo sloka sanscrito”. Ma anche appassionato di gialli. Come Martin dopotutto. E come Martin “appassionato” alla birra, al whisky (o ad altri liquori come il Teacher’s Highland Cream) e alle sigarette. Non c’è incontro fra i due che non inizi con una sorsata di liquore e finisca allo stesso modo in una stanza ormai invasa dal fumo (tanto che, essendo io un asmatico, mentre leggevo mi è venuta pure la tosse). Per lui “L’alcol è il più grande amico dell’uomo. Un cane non mi è mai parso paragonabile a una buona bottiglia di scotch”. Roba da far venire un accidente agli animalisti. Sta quasi sempre seduto su una sedia a rotelle, raramente si alza per passeggiare per la stanza. La quale stanza, una camera, è così descritta “ In un angolo c’era un piccolo letto, evidentemente rifatto da mano maschile. A parte qualche sedia e una stufa, l’unico altro mobile era costituito da una grande scrivania con l’alzata avvolgibile e una sedia girevole, il trono da cui Ashwin emanava le migliori massime. E i libri: delle librerie coprivano due pareti della stanza, zeppe di volumi, la maggior parte vecchi e consumati dall’uso”. Tra questi anche una edizione economica di Conan Doyle. Avversione per le donne dai sei anni in su. Qualche tic alla Holmes quando si ferma a pensare preoccupato “Ashwin smise bruscamente di passeggiare e si sedette. C’era una espressione preoccupata nei suoi occhi”. Oppure “Rimase in silenzio tanto a lungo che Martin cominciò a chiedersi se, per la prima volta, stava vedendo il professor Ashwin sotto l’influenza del whisky”. Le sue conclusioni risultano strabilianti per il suo studente Martin-Watson “Credo che fra non molto, signor Lamb, scoprirà che nessuno aveva un possibile movente per uccidere il dottor Schaedel”. Vanaglorioso (non sbaglia mai anche se uno sbaglio lo fa) e dal temperamento drammatico per cui sa prendere le pause necessarie a rendere più affascinante il suo discorso. Pause riempite (al solito) con whisky o sigaretta. Single o pinzo che dir si voglia. Quando Elizabeth, una sua giovane allieva, gli dice che alla sua mamma le resta simpatico e chiede perché non la sposa, lui tira fuori un papero do gomma e si mette a soffiarlo uscendo indenne da una situazione critica. Dal signor Griswold sappiamo che sa giocare al biliardo e a scacchi. E questo ce lo rende più simpatico.
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