Non ne posso più. Come? Di lavorare? Ma no, sono in pensione. Di scrivere? Neppure. Altrimenti che cosa farei tutto il giorno. Di nipoti nemmeno l’ombra. Di giocare a scacchi? Non ci penso nemmeno. Ormai Re e Regine sono entrati nel mio sangue e sguazzano tra globuli bianchi e rossi che è un piacere. E allora? E allora, allora calma che vi rispondo. A dir la verità voglio prendermi un po’ di riposo. Voglio rilassarmi. Da che cosa se non faccio nulla? Ehi, un momento, non fate gli spiritosi, anche se, a pensarci bene…Mi sono un po’ scocciato a leggere i Mallopponi grondanti sangue che vanno tanto di moda e che ti fanno andare in tilt il cervello. Li detesto (ho anche creato il Comitato Antimalloppone) ma, purtroppo, non posso farne a meno se voglio tenermi aggiornato e non fare la figura del rincoglionito tradizionalista legato all’età d’oro del mystery. Questa volta perciò ho deciso di presentarvi un Leggero, anzi un Leggerissimo di qualità. Un racconto, un lungo racconto di Henry Christopher Bailey (1878/1961) Il mistero del menu francese pubblicato dalla Polillo editore nel 2004. E non deve essere proprio male (a parte il mio giudizio) se un certo Ellery Queen lo considerava “il più straordinario” di tutti i racconti scritti da Bailey in cui compare “il geniale e amabile Reggie Fortune” probabilmente “l’investigatore più noto in Inghilterra nel periodo tra le due guerre”. E allora vediamolo subito questo investigatore attingendo dalle note in fondo al libro e dagli elementi che ho potuto ricavare dalla lettura del racconto. Anzi dalla lettura di due racconti perché un altro L’assassino sconosciuto l’ho scovato nella raccolta Delitti di Natale pubblicato sempre dalla Polillo nel 2004.
Intanto non è magro. Questo è certo. Guance paffute, capelli biondi, occhi azzurri. Felicemente sposato (Era l’ora! Di solito i detective sono misogini da far paura) e amorevole con i ragazzi (nelle sue storie sono spesso presenti come in questa). Specializzato in patologia legale e consulente scientifico di Scotland Yard, ma il suo sogno era quello di fare il medico generico. Ecco come viene visto dagli altri “Un giorno, un gruppo di soci di un club si trovò a dibattere su come Reginald Fortune fosse diventato il consulente sul crimine del ministero degli interni. I medici presenti sostennero che nonostante fosse un chirurgo competente, un patologo e quant’altro non aveva mai acquisito statura internazionale. Un membro della Royal Society insistette che Fortune aveva una maggiore conoscenza delle scienze naturali della gran parte degli studenti, dei politici, dei burocrati. Un artista disse che gli era stato riferito che Fortune era un ottimo affarista, mentre il suo banchiere riteneva che fosse un esperto di mobili d’antiquariato. Comunque, tutti erano d’accordo sul fatto che fosse una gran brava persona”. Nelle indagini è affiancato da Stanley Lomas, capo del dipartimento di polizia criminale e dal sovrintendente Bell, suo fervido ammiratore. Benché sostenga di basare il suo lavoro sui fatti si serve spesso del fattore psicologico e dell’intuizione. “Non si lasci turbare da Fortune. Lui vive per vedere quello che non c’è. Un’immaginazione straordinaria” Ma Reggie replica “Nessuna immaginazione. Fede nei fatti, pura e semplice”. Viene spesso visto come uno che riesce sempre ad insinuare qualche dubbio. Sembra avere un sesto senso. Bell “E’ strano come conosce gli uomini, come se avesse un sesto senso che gli fa percepire gli animi delle persone, quasi fossero odori e colori. E ha una mente acuta. Non confonde mai ciò che è importante con ciò che non lo è, e non esita a fare ciò che va fatto”. Crede nel diavolo e lo dice espressamente “Sì, io credo nel diavolo”. I complimenti gli fanno piacere e ritiene anche che siano meritati ma quando gli dicono di essere un uomo singolare si schermisce ”Io sono totalmente normale. Sono l’uomo naturale”. Ama Lord Byron. Appartiene alla schiera degli investigatori snob: auto Rolls Royce, ama i piaceri della vita, gran buongustaio. Per colazione si prepara una focaccina di panna rappresa e di marmellata di more. Altre volte si butta sul prosciutto alla griglia e uova al burro. Anche quando nutre poche speranze non si arrende. Sempre ordinato e curato. Con i suoi ragionamenti mette in crisi il suo ascoltatore “Quando fa della filosofia mi dà il voltastomaco. Cosa le passa per la testa?”. Fuma la pipa.
Contenuto in sintesi: scompare all’improvviso un artista di nome Derry Farquhar conosciuto dalla polizia per piccole truffe dopo avere chiesto e ricevuto cinquanta sterline da una donna. Si cerca nel suo appartamento, una “topaia a Bloomsbery”. Viene ritrovato uno strano menu con alcune facce disegnate sul retro “piuttosto diaboliche”. Dall’esame del menu e delle facce la rivelazione di Fortune “Ecco il fatto essenziale: cercate Mr. Faquhar in Bretagna”. Perché? Perché “Solo in una locanda della Bretagna si servono pasti come questo”. Altro episodio. Spariscono alcuni gioielli nella stanza da letto della signora Clotilde. Il giorno prima un uomo, o meglio un “balordo” si è presentato a casa sua chiedendo di lei. E’ identificato in una località balneare dove si è registrato in un albergo. Dal quale, poi, è andato via. Ma perché registrarsi e mettere la polizia sulle sue tracce? Infine viene trovato un cadavere sugli scogli di una piccola baia con contusioni al corpo e alla testa prima dell’annegamento ed il volto quasi completamente mangiato dai pesci. Molto denaro in tasca. Sembra proprio Faquhar. Ma è così?…
Leggetelo in santa pace e rilassatevi. E al diavolo i Mallopponi!
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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