Comunque cavalli o no, ci sono otto animali da tiro davanti a casa mia accampati sotto la nevicata, e un tipo vestito da Babbo Natale che ronfa nella mia poltrona. La situazione sta diventando ridicola, ma c’è poco da prendersela, a Natale.
Bene d’accordo, se vogliamo giocare, giochiamo, se è uno scherzo, scherziamo, non sia mai detto che io non ci so stare. Sono a casa mia, e fino a prova contraria sono io che detto le regole. E qui da me l’ospitalità è sacra, uomini o animali, nessuno è mai morto di fame, ancora. Per cui mi accingo per prima cosa a sfamare gli animali e poi pensiamo agli uomini, o Babbi Natale che siano.
Ora dico: otto renne, otto ciotole di latte. Una bella impresa sotto la neve, e poi vai a trovare otto ciotole in giro per casa del formato giusto, e meno male che avevo fatto scorta di latte al supermercato, quattro litri ci sono voluti. E vai, avanti e indietro in pigiama, mentre fuori nevica…Torno a casa zuppo fino alle ossa, ma devo fare ancora un’ultima cosa, diamine, è la vigilia di Natale e la vista di tutti quei pacchetti colorati coi fiocchetti che si bagnano di neve, mi irrita profondamente, per cui vado a prendere il telone della macchina in rimessa e copro tutto, slitta e regali … almeno non li vedo più, e magari posso anche far finta che non ci siano. Ma invece ci sono: i regali, la slitta, le renne e Babbo Natale …
Già Babbo Natale, vediamo che fine ha fatto …No, niente, dorme ancora alla grande.
Ora però sono fradicio e ho freddo, non vorrei buscarmi una polmonite, per cui mi vado a cambiare, ma prima, tanto per non sbagliare, chiudo il portone con la chiave e poi me la metto in tasca, hai visto mai che Babbo Natale si risveglia all’improvviso, e sparisce portandosi via l’argenteria…allora sì che ci sarebbe da ridere.
Pigiama caldo di flanella, calzini asciutti, niente pantofole di ricambio, ma pazienza, vestaglia pulita. Ora sto molto meglio e sono pronto a pensare alla cena, la cena della vigilia. Ho già predisposto il menù e preparare per una o due persone non è che cambi molto. Sono bravo in cucina, da quando mia moglie se ne è andata ho imparato a fare un sacco di cose, da solo. Sono ordinato, metodico, preciso, forse un po’ ossessivo, ma me la cavo … Del resto non ho scelto io, ha deciso mia moglie, io ho solo subito. Sopravvivo.
Prima ha voluto il restauro del casale di campagna, e per mesi è andata in visibilio a seguire i muratori come un geometra impazzito, e qui ci vogliono i coppi autentici, e là ci mettiamo i travi originali, e sul pavimento il cotto toscano, ma quello vero, e in cucina i tozzetti, ma quelli in pietra, quelli veri. Libretto di assegni alla mano ho imparato che quando a qualsiasi tipo di materiale aggiungi il suffisso “vero” o “autentico” allora devi aggiungere almeno uno zero all’importo previsto e moltiplicare per due.
Ma pazienza, mi ero detto, se è per farla felice, ce ne siamo venuti via dalla città per vivere in campagna, abbiamo due lavori che si possono svolgere a distanza, ce lo possiamo permettere, una vita nuova, dei valori diversi, più tempo per noi stessi.
E di tempo ne abbiamo avuto, eccome, per discutere, per litigare, per assillarci uno con l’altro. Lei almeno, a me sembrava che tutto andasse bene, ma mia madre dice che gli uomini sono tutti un po’ tardi a capire le cose, e difatti io ancora a tutt’oggi non ho mica capito tanto bene.
Ora mia moglie vive felice in una gigantesca metropoli al Nord, in una casa di ringhiera, di quelle dove io non abiterei neanche se mi pagassero oro, dove tutti ti passano continuamente davanti alla porta di casa, che poi è una portafinestra, e non sei mai solo, e c’è sempre un maledetto via vai. Ma mia moglie dice che è una cosa che va, e lei è sempre andata matta per tutte le cose che vanno… e infatti alla fine è andata anche lei.
Mi manca? Beh, certo che mi manca, ma da solo sto bene, mangio quando ho fame, dormo quando ho sonno, ascolto la musica che voglio, ho regalato ai vicini il televisore, leggo in santa pace i miei libri, fumo in salotto, ascolto le partite alla radio.
Piccoli piaceri certo, ma mi fanno star bene. Non voglio altre donne nella mia vita.
Ho imparato ad organizzarmi, a cucinare, mi è rimasto il casale ristrutturato, la terra, la campagna, il ritmo della gente di qui, così diverso da quello che conoscevo.
È una vita diversa, ma io ci sto bene. Mi sono ambientato, ecco.
Mi muovo in cucina e preparo: sformato di patate con prosciutto cotto, mozzarella e salsiccia, scaloppine al marsala, torta di mele. La cucina si riempie di profumi, la casa si scalda, accendo lo stereo, metto Wagner, Babbo Natale si sveglierà?
Non importa, tanto ormai resta a cena, è deciso.
Apparecchio in salotto, metto tovaglia, sotto piatti, sotto bicchieri, tovaglioli di lino, vino buono, candele. Mi piace avere ospiti, quando chiamo i miei amici mi diverto, sembro una casalinga vera, tutto in ordine, tutto lavato, tutto pronto al momento giusto.
Certo sono un po’ fanatico sui dettagli, mi piace lavare tutto, pulire e asciugare le stoviglie, chiudere tutti gli sportelli e i cassetti della cucina, nettare i mestoli e lucidare il lavello, quando ho finito di cucinare, tutto deve essere lindo e brillare. La casa la tengo come una bomboniera, mia madre dice che sono ossessivo, che in un uomo non è normale, ma mia madre dice tante cose … E poi lei che ne sa?
Una cosa sola mi manca, ecco se quello di là fosse davvero Babbo Natale e potesse portarmi in regalo quello che più desidero, come mi raccontava mia mamma quando ero piccolo, e mi diceva che Babbo Natale ascolta i tuoi sogni e se sei buono li realizza, allora sì che saprei cosa chiedere, c’è solo un desiderio dentro di me.
Ma certo sto sragionando, Babbo Natale, o Santa Klaus, è una mitologia, peraltro pare di origine scandinava, non esiste realmente, e di certo non soggiorna nel mio salotto.
E così eccomi qua, tavola apparecchiata, musica di sottofondo, candele accese, cena pronta, cucina a posto, ora mi siedo e lo chiamo a tavola, sia chi sia, ci facciamo una bella mangiata e festeggiamo il Natale assieme. Poi si vede.
Ma chiamo e chiamo e dal salotto nessun rumore, ad ascoltare bene non si sente nemmeno più il russare, mi alzo, guardo e niente, sembra sparito nel nulla, vado alla porta ed è ancora chiusa, la chiave è sempre nella mia tasca, mi affaccio alla finestra e le renne sono scomparse, svanite, dissolte. Niente più slitta, niente più regali…
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