Esemplare in tal senso l’incontro, insieme al collega Edgar, con la madre picchiata dal marito e scappata di casa. Subito in rilievo la casa “Era indubbiamente la residenza più lussuosa, costruita in un punto da cui si vedevano tutte le altre ville e il campo da golf”. Primo giudizio di Bosch “La gente può cambiare indirizzo ma resta quella che è” e prima osservazione. Signora con i capelli biondi e gli occhi tirati, occhi di azzurro chiaro (un po’ glaciali) che fissano i due uomini. Alla presentazione non stringe la mano, la tiene solo per un attimo. Dimostra dieci anni di meno dei suoi cinquantasei per via della chirurgia plastica. Subito pungente sulla mancata discrezione della polizia di Los Angeles. Vuole vedere l’ordine del tribunale. Si sente schiaffeggiata dalle parole di Edgar, la voce si fa sempre più tesa, vuole che se ne vadano, si alza. “Suo figlio è morto, signora” sbottò Edgar. “Il figlio che si è lasciato alle spalle trent’anni fa”. Una mazzata. Si abbandona sul divano come se le gambe non abbiano più forza. Ecco i ricordi che si abbattono su di lei. Silenzio. Si chiude la bocca con la mano, si colpisce le labbra, scuote la testa, cerca una spiegazione. Scappata perché era troppo giovane, troppa responsabilità. Scuote di nuovo la testa. Racconta, si difende, contrattacca, si alza di nuovo, ritorna convinta dalla minaccia del Bosch. Racconta di nuovo di suo marito, delle percosse subite. Una volta era passata davanti alla sua vecchia casa ma non si era fermata. All’improvviso una domanda sulla figlia e poi, forse, la voglia di continuare “Siete venuti qui per rivolgermi queste poche domande?”. Ma tutto è finito. “Si avviarono alla porta, e lei li seguì a breve distanza. Fuori, sotto il portico, Bosch si voltò a guardarla. Per un attimo i loro sguardi si incontrarono. Tentò di trovare qualcosa da dire, ma non gli venne a mente niente. Christine Waters chiuse la porta”. Silenzio. Ma la storia, questa storia non è finita. Bosch e la madre di Arthur si ritrovano alla fine del romanzo vicino alla tomba del povero ragazzo. Un saluto. Poche parole. Una scatola piena di buste con foto di bambini che devono essere aiutati. Bosch la porge alla donna. “Si prenda cura di questi bambini”. “Da dove vengono?”. “Non ha importanza. Bisogna che qualcuno si prenda cura di loro”. Poi ancora silenzio. La signora prende la scatola, sale sulla macchina e ancora una volta gli sguardi si incrociano. Ora è lei che vorrebbe parlare “Parve sul punto di dire qualcosa, poi ci ripensò. Si sedette e sparì. Bosch richiuse il bagagliaio e la guardò allontanarsi”. Silenzio.Il dramma è finito, incollato dentro di loro. Uno dei momenti più belli della letteratura. Non solo poliziesca.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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