Scacco alla Regina, di Robert Löhr, Bompiani 2006, è uno degli ultimi libri che ho letto. “Vienna 1770. Al cospetto dell’imperatore d’Austria e Ungheria, e di tutta la Sua corte, Wolfgang von Kempelen, nobile giurista e inventore ungherese, si appresta a presentare la più prestigiosa creatura che il genio umano abbia concepito…”. Molti fra i giallisti-scacchisti avranno già capito. Trattasi del famoso automa il Turco, una macchina che sapeva giocare a scacchi! E che immancabilmente sconfiggeva tutti gli avversari. In realtà questo marchingegno era una specie di “Cavallo di Troia” che nascondeva al suo interno un formidabile giocatore di dimensioni piuttosto ridotte. Un nano. Da questo fatto vero l’autore trae lo spunto per costruire una storia ricca di “Eros, tradimenti, astuzie, morte…”.
Il libro si apre con l’incontro avvenuto “in una grigia mattina di novembre dell’anno 1769” nel carcere dei piombi di Venezia tra il detenuto Tibor Scardanelli, una specie di nanerottolo, anzi proprio un nano, e il cavaliere Wolfgang von Kempelen di Presburgo consigliere di corte della regina Maria Teresa che lo sfida ad una partita a scacchi. Con una regola ad handicap. Il detenuto deve giocare senza la Regina. Il quale detenuto gioca e vince. E’ quello che ci vuole per Kempelen che ha promesso a Maria Teresa di creare in sei mesi una invenzione tale da oscurare i giochi di prestigio del fisico francese Pellettier che gli sta ampiamente sulle scatole. Sua idea una macchina che gioca a scacchi. Con l’astuzia, già detta, di inserire il più forte giocatore in circolazione, in questo caso Tibor secondo le sue informazioni, all’interno del congegno. Tibor rifiuta per la paura di essere scoperto ma, uscito dal carcere, uccide un mercante che gli ha rubato la scacchiera e che è stato causa della sua carcerazione. Così, pur di non rischiare nuovamente la galera (i Piombi non erano noccioline), si vede costretto ad accettare l’offerta dello spericolato inventore. Poiché non deve essere visto dalla popolazione dovrà restare quasi sempre recluso nella sua casa. I lavori per rendere perfettamente funzionante la macchina degli scacchi sono lunghi e complessi ma vengono terminati nel tempo prestabilito. La dimostrazione davanti alla Regina ha completo successo e ne fa le spese lo studioso di meccanica Friedrich Knaus a sua volta inventore di un androide che scriveva. Da qui nascono sospetti e diffidenze ed una serie di avventure anche a sfondo sessuale che coinvolgono Tibor e Jakob, l’assistente di Kempelen che decidono di uscire di nascosto dalla casa disattendendo agli ordini del padrone. E vengono fuori anche morti ammazzati come in un giallo che si rispetti. Per prima l’amante cortigiana di Knaus che sotto falso nome riesce ad essere assunta come domestica nella casa di Kempelen. E poi…e poi vedrete voi stessi.
Scacco alla Regina è un giallo scacchistico o un romanzo di scacchi dove si insinua anche il giallo. Dovrei parlarne bene perché in definitiva mette insieme due delle mie passioni principali. E invece dopo un inizio promettente e ricco di aspettative il romanzo si intorcina su se stesso con una serie incredibile (e improbabile) di avvenimenti che tendono solo a meravigliare e a capovolgere le aspettative del lettore. Certe scene, poi, di sesso e di amoreggiamento con il nano (che suscita sempre un po’ di morbosa curiosità) e addirittura con lo stesso Turco mi sembrano tirate per i capelli. O appiccicate con lo sputo se vi piace un’espressione più terra terra. Nonostante questo (e qualche altra sottigliezza) il libro è da leggere non fosse altro per conoscere le mirabolanti imprese del Turco, la macchina infernale del barone von Kempelen che meravigliò le corti di mezza Europa.
P.S.
Nel 1826 il Turco viene portato da un nuovo padrone addirittura negli Stati Uniti. A Richmond tra gli spettatori c’è anche Edgar Allan Poe che in seguito nel suo saggio ll giocatore di scacchi di Mälzel spiega i motivi per cui il Turco non può essere un automa. Un occhio alla Dupin!
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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