I dodici racconti della raccolta Il vecchio nell’angolo non brillano per raffinatezza e ingegno. Se si pensa però che sono stati scritti poco dopo l’uscita dei ben più noti e ingegnosi racconti di Sir Arthur Conan Doyle sullo Strand Magazine se ne capisce la ragione.
Apparsi tra il 1901 e il 1909, i racconti del vecchio nell’angolo avevano suscitato interesse più per la loro autrice che per il reale valore delle narrazioni. Si trattava della celebre Baronessa Emmuska Orczy (Tanaors, Ungheria 1865 – Hentley-on-Thames, Inghilterra 1947), ungherese di nascita, ma inglese di adozione, nonché madre dell’avvincente serie di romanzi e pièce teatrali delle avventure della famigerata Primula Rossa.
La Baronessa di Orczy era stata inevitabilmente coinvolta dall’ondata di furore popolare per il genere poliziesco che allora andava per la maggiore in Inghilterra proprio grazie a Sherlock Holmes. Il giallo l’aveva entusiasmata tanto da scrivere una serie di novelle con la prima investigatrice della storia di questo genere: Lady Molly di Scotland Yard.
Una vera è propria pioniera del genere se si pensa che fu ancora lei ad inventare anche un nuovo tipo di detective, uomo stavolta, quello che poi verrà definito come Armchair Detective, ovvero il detective sedentario. Ossia colui che risolve i misteri e i crimini più complessi ed efferati utilizzando solo ed esclusivamente la logica e ciò che gli viene riferito dagli altri, rimanendo seduto ad una sedia.
Quando si parla di detective “poltrone” il primo che ci viene in mente è senz’altro Nero Wolfe con le sue bizzarrie legate al mondo della flora. In realtà però
la Orczy, dando vita a questa serie di racconti, non fa altro che anticipare di molti anni l’uscita del suo erede più famoso. Il vecchio non ha un nome, è antipatico (come lo stesso Wolfe, e come tanti altri investigatori nella storia della letteratura), a tratti viscido e siede in un angolo di un bar sorbendo continuamente il suo latte e divertendosi a fare nodi con una fune e a risolvere misteri. A proporglieli man mano è la giornalista Polly Burton, che lo interroga sui crimini più disparati, senza a volte nascondere un po’ di disgusto verso il suo interlocutore. I racconti vanno dai delitti, ai furti passando attraverso misteriose sparizioni e ricatti di ogni sorta, tutto ambientato attorno all’angolo del bar londinese dove il vecchio siede.
Citato anche come fonte di ispirazione da Agatha Christie nella raccolta di racconti Tommy e Tuppemce: in due si indaga meglio, noi posteri rileggendo questi racconti della Baronessa ungherese vi troviamo anche uno spunto interessante. Sarà stato leggendo il racconto “Il misterioso decesso in Percy Street” che alla Christie è venuto lo spunto per il più famoso e, diciamolo, meglio articolato, se non geniale, L’assassinio di Roger Ackroyd? Sta di fatto che, comprese le eroiche avventure di Sir Percy Blackney, alias
La Primula Rossa, la Baronessa piacque molto agli inglesi, che ne “subirono” il fascino esotico e l’estro creativo.
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