James Moriarty: l'rcinemico di Holmes, il Napoleone del crimine, l’odiatissimo (e nei giorni di noia rimpianto) professore era il capo di un’organizzazione spietata e ramificata. Altissimo e magro, pallido, le spalle curve, aveva la fronte spaziosa e gli occhi profondamente infossati. Non c’era delitto in cui non avesse lo zampino, come “un ragno al centro di una ragnatela”. Eppure gli unici casi in cui i due si scontrarono furono FINA (con il duello alle cascate di Reichenbach la cui vera conclusione però sarebbe stata svelata solo in EMPT) e VALL.

Moriarty era un genio della matematica. Divenuto famoso per un trattato sul teorema del binomio scritto a 21 anni, si era poi ripetuto con “La dinamica di un asteroide”, di tale difficoltà che nessuno scienziato si era sentito all’altezza di recensirlo. Sebbene il suo stipendio ufficiale fosse di 700 sterline, si poteva permettere di pagare Moran 6000 sterline l’anno e di tenere nel suo studio un Greuze del valore di migliaia di sterline.

Secondo Trevor Hall il nome Moriarty ha una chiara discendenza irlandese. Lo stesso autore nota che quando si dice che il professore aveva avuto una cattedra in una antica e piccola città universitaria del Paese, si intende dell’Inghilterra e non di tutto il Regno Unito e la identifica perciò  come l’Università di Durham.

Moriarty aveva almeno due fratelli: il primo era un capostazione nell’ovest dell’Inghilterra; il secondo era un colonnello. Morì il 4 maggio del 1891.

 

La figura del Professore è un’altra di quelle che, pur in fondo poco citate nel Canone, hanno colpito profondamente l’immaginazione degli Holmesiani. In merito a lui, si discute soprattutto su due punti: come è possibile che egli si chiamasse James, esattamente come uno dei suoi fratelli, il colonnello James Moriarty (FINA)? E, già che ci siamo, perché Watson in FINA cadde dalle nuvole quando Holmes gliene parlò, mentre in VALL, scritto alcuni anni dopo, dichiarò che era informato della sua esistenza già molto tempo prima?

Molte soluzioni sono state proposte. La più semplice è quella che Watson, quando scrisse FINA, era convinto che quella fosse l’ultima storia che avrebbe narrato, perché il suo amico Holmes era morto: alterò perciò il racconto, fingendo di ignorare chi fosse Moriarty, convinto che non avrebbe mai dovuto scrivere la storia del suo primo incontro con il Professore.

Per conoscere tutti i dettagli del canone e tutte le voci relative ai particoli di Sherlock Holmes ricordiamo il volume enciclopedico Il Diciottesimo Scalino da cui è tratta anche questa voce.