Francesco Buffoli, regista dello spettacolo Sherlock Holmes e il Mistero dei Baskerville ci informa che lo spettacolo, dopo una tournee che lo ha portato in giro per varie città del Nord Italia, finalmente approda a Milano città, in data 20 giugno 2006, presso il Teatro Carcano (C.so di Porta Romana, 63 - Spettacolo alle ore 16.00 e ore 21.00).
Ecco le note di regia riportate sul programma di sala: Sherlock Holmes è il primo personaggio letterario popolare ad usare metodi scientifici per risolvere casi criminali. La sua scienza si basa su cognizioni di varia natura (psicologiche, chimiche, olfattive, tattili…) ma soprattutto sull’osservazione di particolari apparentemente insignificanti che ai più sfuggono del tutto. Holmes registra ed elabora nella sua mente tutti gli indizi, collegandoli per far luce ove gli altri brancolano nel buio.
Sir Arthur Conan Doyle ha creato un investigatore “perfetto” per un genere letterario che era ancora agli albori. E’ soprattutto a lui, e ai personaggi di Sherlock Holmes e del suo biografo Dr. Watson, che si deve lo sviluppo e il successo del genere “poliziesco”. Ma Holmes e Watson hanno vissuto e vivono tuttora di una vita propria, parallela a quella ideata per loro da Conan Doyle. Infatti, quando ancora l’autore era in vita venivano scritti e rappresentati testi ispirati ai due personaggi, tanto che forse è addirittura superiore la quantità di opere scritte da autori semisconosciuti che quelle scritte effettivamente da Conan Doyle!
E quando Conan Doyle decise di disfarsi dell’ingombrante personaggio che non gli permetteva di far emergere le sue doti di studioso, le feroci proteste del suo pubblico lo costrinsero a far resuscitare Sherlock Holmes per un’ultima serie di avventure (molto tempo prima che la stessa cosa avvenisse nelle serie televisive americane). Il personaggio è così ben delineato che molti credono sia realmente esistito e vissuto a Londra in Baker Street.
Per i successori di Sherlock Holmes, vale a dire Poirot, Miss Marple, Maigret, Colombo e tanti altri, gli anni sono passati crudelmente. Per lui no: Sherlock Holmes col suo berretto da cacciatore di daini e la mantellina a quadri non invecchia mai. Quando un personaggio diventa un mito acquista una specie di vita indipendente, o meglio, collettiva, cui di tanto in tanto qualcuno si sente autorizzato ad aggiungere il suo apocrifo sassolino. Uno di questi sassolini, o forse sarebbe meglio dire un sassolone, un vero e proprio masso di montagna, è stato aggiunto da un qualche autore inglese o americano di cui nessuno ricorda il nome. In una delle innumerevoli riduzioni teatrali apocrife compare ad un certo punto la celeberrima battuta “Elementare, Watson!”. Sembrerà incredibile, ma non vi è traccia di nulla di simile nei romanzi e nei racconti di Conan Doyle!
Nella nostra riscrittura de Il mastino dei Baskerville abbiamo lavorato su un rapporto Holmes-Watson originale, basato sull’ironia, sul divertimento di Holmes nel vedere Watson che dà credito al soprannaturale e che, nonostante gli indizi da lui forniti, continua a brancolare nel buio. Nei romanzi di Conan Doyle raramente Watson e il lettore sono armati degli elementi necessari alla risoluzione del caso e talvolta Holmes svela il nome dell’assassino molto prima della fine del romanzo, dichiarando di aver effettuato una qualche indagine parallela. Nella nostra stesura teatrale gli indizi, invece, affiorano sotto gli occhi di entrambi, ma il nome dell’assassino resta sospeso e ancor di più la metodologia per uccidere senza lasciare tracce di omicidio. Holmes si diverte così a giocare con Watson come nella scena iniziale del bastone dimenticato da uno sconosciuto visitatore (praticamente si tratta dell’unica scena largamente estratta dal romanzo). Solo alla fine Holmes svelerà come è giunto alla risoluzione del giallo, aspettando però a dare sfoggio della sua bravura finché non sarà ancora il Dr. Watson a domandare qualche piccola spiegazione necessaria per poter pubblicare il caso sullo Strand Magazine.
Il principale merito di Sir Arthur Conan Doyle sta nell’aver delineato dei personaggi che rappresentano degli stereotipi a cui ognuno può attingere. Ciò ha permesso a Holmes e Watson non solo la vita eterna di qualunque personaggio letterario ben riuscito, ma una seconda, una terza… un’ennesima vita, finché qualcuno avrà il piacere di riproporli, di ricollocarli o addirittura di reinventarli. Sherlock Holmes e il Dr. Watson sono insomma una sorta di Arlecchino e Pulcinella dell‘800-‘900, delle maschere i cui caratteri sono ben noti a tutti. A queste maschere ci siamo permessi di aggiungere una pennellata anche noi.
Speriamo di divertirvi con il nostro “sassolino”. (Francesco Buffoli)
Maggiori dettagli sull'opera teatrale (giallo brillante in due atti) sono disponibili su: http://www.ilnodo.com/scheda_spettacolo.asp?Id_Rec=79&Rep=1
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