D. Il Giallo Mondadori è senz’altro la collana più famosa e solida della Mondadori edicola. Definirla “storica” non è assolutamente pretenzioso. In Italia la fetta della narrativa di genere definita “giallo” si deve proprio a questa collana. Da tempo, anche se il mystery classico resta in pole position, i sottogeneri proposti sono svariati: il giallo storico, il thriller moderno, l’hard boiled, il poliziesco, il noir (“nero” italiano, compreso). Come intendi accontentare tutti i gusti?R. Come avete giustamente detto, stiamo parlando di una collana storica: una tradizione rispettata sia dai lettori che dall’editore. La “detection” pura rimane il cavallo di battaglia. La formula è solida e collaudata: Uno, al massimo due delitti, l’investigatore (nelle sue varie incarnazioni), l’analisi degli indizi, la ricerca del movente, l’individuazione dell’assassino.Per contro, il “giallo” è anche tutti gli altri vettori che avete elencato. Ritengo che questi vettori vadano esplorati, a livello riproposte e a livello nuove proposte. Gli “special”, i “supergialli”, i “fuori collana” sono gli strumenti dell’esplorazione. A “grandi” come Ed McBain e Donald Westlake si affiancano “nuovi” quali John Katzenbach e Dan Simmons.Inoltre, come dimostra anche “Colorado Noir”, il giallo italiano is alive and well. Il Premio Tedeschi rimane una pietra miliare e un crogiolo di autori insospettabili.
E, come tutti sappiamo, un crogiolo è in perenne ebollizione...
D. OK, vediamo di incastrarti sul prossimo punto: la narrativa d’amore (generalmente ad ambientazione storica) dei Romanzi…
R. E bravi: sapevate che la bomba era innescata e adesso l’avete fatta fare BOOM! Nei romanzi dello scrivente, di “amore” in senso lato ce n’è poco (l’eufemismo del secolo), e quel poco fà comunque un gran male e basta.
Sto però facendo i miei compitini a casa e leggendo “Romanzi” a grappoli. Sono ammirato dalla professionalità e dall’inventiva delle autrici, sia estere che italiane. Non ce n’è una che non centri il bersaglio romantico o passionale o addirittura entrambi con precisione... da “Sniper”. Non è certo un caso che proprio i “Romanzi” siano il cavallo di battaglia della editoria da edicola Mondadori. Usando quindi un celebre proverbio americano: If it ain’t broken, don’t fix it - se non è rotto, non aggiustarlo.
D. Adesso è il turno di Segretissimo, collana alla quale, è noto, il losco duo di compari che ti sta interrogando è, per più motivi, molto affezionato. Attualmente, il palinsesto editoriale di Segretissimo conta molto, oltre che sulla presenza quarantennale di SAS, su autori come Di Marino, Cappi, Narciso, Signoroni, Altieri (Alan D.,; ) ), Nerozzi e Mazzoni.
Considerato che questa presenza nostrana si è consolidata e allargata negli anni, direi che possiamo tranquillamente confermare che si tratta di una scommessa vincente, gradita ai lettori. Per cui si può parlare ormai di una scuola italiana della spy-story?
R. Nessun dubbio. Come ho detto prima: siamo bravi quanto loro, anzi più bravi di loro. È vero, Gerard de Villiers, con i suoi oltre duecento titoli di SAS in quarant’anni, è il classico 500 lb. gorilla – gorilla da cinquecento libbre - della collana. Ma è anche vero che gli autori italiani di Segretissimo – a dispetto dei loro vari pseudonimi – continuano a dimostrare una inventiva e una professionalità che lasciano nella polvere quasi tutti i competitors di lingua inglese. Stefano Di Marino (Stephen Gunn) non ha bisogno di conferme: ventidue romanzi del “Professionista” in dieci anni sono un biglietto da visita da artiglieria pesante. Andrea Carlo Cappi (Francois Torrent), Gianfranco Nerozzi (Jo Lancaster Reno) e Giancarlo Narciso (Jack Morisco), presentano personaggi diversissimi ma comunque straordinari. La risposta dei lettori rimane invariabilmente consistente. Non c’è n’è uno di questi autori che non parli di corrispondenze, dialoghi, confronti – sempre costruttivi – con i lettori. La “scuola italiana alla spy-story” è a mio avviso una realtà destinata non solo a perdurare ma anche ad accrescersi nel tempo.
D. A proposito di Alan D. Altieri, guarda che ci devi sempre il quarto Sniper!
R. D’accordo, d’accordo... Ma immagino sappiate che negli ultimi tre anni sono sono stato esattamente a girarmi i pollici. Il nome “Magdeburg” suggerisce qualcosa? In ogni caso – ed ecco l’anticipazione – conto che il 2007 vedrà il ritorno full force dello “Sniper”. Chi ha creduto che Russell Kane fosse definitivamente gone in a blaze of glory – andato in una vampata di gloria – nel rogo conclusivo dell’Isola di Katawan... well, think again!
D. Un occhio alle… “pari opportunità”. Tra i personaggi seriali proposti da Segretissimo, ce ne sono anche un paio di femminili. In compenso, da molto tempo non si vedono nomi femminili a livello di autrici. Possibile che lo spionaggio letterario sia così… maschile?
R. Al contrario. Una straordinaria autrice – anche lei italiana - sta per fare il suo ingresso trionfale niente meno che dalla Porta del Brandeburgo. “Segretissimo” affronterà intrighi nel cuore di tenebra del Terzo Reich. Si perchè, vedete, c’è questa sensuale spia in bilico tra croci uncinate e... Oops, al momento, non credo di riuscire a ricordare altro.
D. Oltre a quelli logici (consolidamento e possibilmente aumento delle vendite, soddisfazione del lettore) aggiungeresti degli obiettivi “personali” a questa tua nuova esperienza editoriale?
R. Il mio obbiettivo principale è per certi versi già raggiunto: Continuare a lavorare in modo etico e professionale con persone – autori, traduttori, editor - che stimo e di cui mi fido da tanti anni. Ritengo che sia un grandissimo privilegio – in questo nostro mondo usa & getta – da non darsi assolutamente per scontato. Intanto, ringrazio tutti voi per il dialogo e l’attenzione.
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