Sherlock Holmes dichiarò a Watson di esser stato in Tibet e aver incontrato il “Head Llama” a Lhassa (la città sacra, proibita assolutamente agli europei). Questo è riferito nell’edizione originale di EMPT, pubblicata sullo Strand. Intanto Watson deve aver scritto male quella frase perché il Llama è l’animale peruviano e non il sacerdote tibetano: l’errore fu corretto nelle edizioni successive. Non esiste poi un Head Lama poiché nel buddismo tibetano i due capi religiosi più importanti sono le due reincarnazioni del Buddah: il Dalai Lama e il Panchen Lama, solo nominalmente eguale al primo; il Dalai Lama è in realtà il vero capo riconosciuto di tutti i buddisti Tibetani, Mongoli e Cinesi. In quel periodo però sia il 13° Dalai Lama (1876-1933) sia il 9° Panchen Lama (1882-1937) erano ancora bambini e nel loro periodo di istruzione, durante il quale non potevano ricevere visite. Non sappiamo quindi con quale artificio Holmes abbia potuto incontrarli, e perché, e come abbia fatto ad entrare in Lhassa. D’altra parte nella stessa occasione Holmes disse di aver visitato la Mecca, altra cosa impossibile per un occidentale (e che era però appena riuscita all’esploratore Burton). La visita in Tibet, oggetto di numerose speculazioni, ha molte implicazioni politiche ed è alla base di possibili connessioni del metodo di Holmes con le filosofie orientali (come da qualcuno proposto per le capacità di astrazione di Holmes).
Per conoscere tutti i dettagli del canone e tutte le voci relative ai particoli di Sherlock Holmes ricordiamo il volume enciclopedico Il Diciottesimo Scalino da cui è tratta anche questa voce.
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