Non saprei dire se fu un rumore, un presagio insinuatosi nei miei sogni inquieti o l’aria fredda che veniva dalla finestra ora spalancata a destarmi. Non aprii del tutto gli occhi; ancora assonnato, da sotto le palpebre distinguevo il guizzare del caminetto. Ma si interpose una sagoma, e mi drizzai, di colpo sveglio. Nel gioco di ombre e bagliori, i miei due supposti orientali stavano tastando la mensola.Saltai in piedi e li scostai a forza. Caddero rovinosamente, e mi stupì scoprirli tanto esili. Ma, rabbiosi e maligni, balzarono subito a fronteggiarmi.

– Dov’è? – gridò uno, forse Black. – Dov’è la regina? – Fulmineo, mi strinse la gola in una morsa ferrea.

– Basta così! – ordinò Holmes, in camicia da notte, puntando il revolver. – Lasci andare Watson!

– Holmes! – disse con paurosa allegria Black girato sulla spalla. – Scusi, non è etichetta inglese entrare furtivi.

– Sarà la sua ultima preoccupazione, se non mi obbedisce.

Black aprì ostentatamente la mano e mi affrettai a raggiungere Holmes, che disse fosco: – Allora, signori, qual è il senso di questa inaudita situazione?

– Non siamo qui per farvi male. Vogliamo la regina.

– Se si riferisce all’oggetto, non è più qui.

– E dove, allora? Dove? – fu l’urlo disperato di Black. – Il tempo scade! L’uovo si schiuderà senza nutrimento!

Ciò che accadde nell’istante seguente mi resterà per sempre scolpito nella mente e, nello scriverne, provo la stessa stupefazione d’allora. Black e Dark si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi spiccarono un balzo sovrumano, infilando la finestra aperta. Dopo un attimo di sbigottimento, Holmes e io corremmo ad affacciarci. Guardai il selciato, pronto alla vista di corpi sfracellati. Ma, come dardi appena scoccati, i due stavano percorrendo un’alta traiettoria sulla strada deserta. Un tumultuoso battito del mio cuore, e svanirono nella nebbia. Mi colse l’orrenda sensazione che il mondo, per come lo conoscevo, fosse stato rivoltato come un guanto e vacillai.

– Dio ci assista, Holmes. Che sta succedendo?

– Eh, amico mio… – iniziò, ma la tosse lo vinse.

Bastò perché tornassi in me. – Le spiegazioni a dopo. Lei deve tornare subito a letto.

Si ritrasse dalla finestra e fece per chiuderla. Ma il saliscendi era inspiegabilmente ridotto a un grumo di metallo che Holmes fissò scuotendo la testa. – No. Perché ora toccherà a Persano.

– Che c’entra adesso Persano?

– Dove crede siano andati quei due? – E, diretto alla sua camera, aggiunse: – Mentre mi vesto, chiami una carrozza.

Prima che potessi replicare, udimmo la signora Hudson gridare da sotto: – Signor Holmes!

– E tranquillizzi la nostra padrona di casa – disse con un pallido sorriso Holmes. – Guai se decidesse di sbarazzarsi di inquilini tanto molesti.

Mentre la carrozza procedeva nella notte tra le residenze di stucco e mattoni di Holloway, Holmes riepilogava fatti che già conoscevo, interrotto da crescenti attacchi di tosse. Preoccupato dalle conseguenze di quell’uscita sulla sua salute, lo avevo ascoltavo distratto. Ma, come giunse alle conclusioni, mi riscossi, ansioso di udire parole chiarificatrici. – L’avevo supposto sin dall’inizio – stava dicendo – e le modalità del furto suffragavano la mia ipotesi. Eppure, per una volta esitavo ad accettarne tutte le implicazioni. – Chinò pensoso la testa sul petto.

– E poi?

– E poi, com’è logico accada, si è imposta l’evidenza dei fatti.

– Per lei, forse! Io so soltanto che quanto è successo poco fa va aldilà dell’umano.

– Perché non abbiamo a che fare con uomini. Tutto qui.

– Tutto qui? Giuro che non riesco a seguirla.

– Però lei sa che la verità può parere improbabile.

– Sì! Sì! Ma allora che sono quei due?

Holmes sospirò. E restò a fissare in silenzio il cielo ammantato di nubi finché il vetturale non fermò i cavalli. Scendemmo, ma non difronte alla casa di Persano, dove già sostavano due carrozze di Scotland Yard e vari poliziotti.

– Strano – disse Holmes. – A meno che... – E mi fissò.

Quasi a ribadire la malevolenza del fato in quella notte di prodigi, iniziò un violento scroscio di pioggia.

Ci affrettammo verso la casa per imbatterci, sulla porta, in Lestrade e uno sconosciuto che scappò subito via, non senza aver prima squadrato il mio amico.

– Holmes! – esclamò stupito Lestrade. – Che diavolo ci fa qui? Stavo giusto pensando a lei.