Finalmente, ma era quasi sera, lo vidi scendere da una carrozza e corsi ad accoglierlo. Curvo, stava consegnando l’ulster zuppo alla signora Hudson. Gli occhi febbricitanti e il respiro sibilante mi attestarono la gravità del suo stato.– Holmes, che ha fatto? – chiesi sostenendolo.

– È solo un po’ di pioggia. Signora Hudson, mi prepari un bagno caldo e abiti asciutti.

– Corro! E anche una tazza di tè con un goccio di gin e miele! Fa miracoli, vedrà!

– Allora è proprio quello che ci vuole. Ma prima il bagno.

L’ascesa al nostro appartamento fu una via crucis segnata da laceranti colpi di tosse. Nello studio, lo aiutai a levare gli abiti fradici e indossare la vestaglia. Poi gli versai una robusta razione di brandy. Bevve d’un fiato e, ripreso un po’ di colore, scoppiò in una risata catarrosa – Gin e miele! Se l’immagina? Questo fa miracoli!

Avvicinai la sua poltrona al fuoco. – Sieda. Si può sapere come a fatto a ridursi così?

– A Scotland Yard ero già fradicio. Speravo di vedermela con Lestrade, invece mi è toccato quell’idiota di Jones. Ho dovuto imbastire lì per lì una storia che ottenesse due risultati: non dire come ho avuto i soldi, per non complicare una faccenda già sufficientemente intricata di suo, e consentirmi di controllare il caveau della Banca d’Inghilterra.

– Ah! Pensava che i soldi venissero da lì?

– Lo sospettavo, per la precisione. Ora ne sono certo. Li hanno rubati, Watson.

– Rubati! Ma come…

– Ci arrivo. Non è stato facile convincere Jones a effettuare un sopralluogo. E quando ci sono riuscito, è saltato fuori un altro, più arduo, problema: l’accesso alla Banca è rigidamente regolato. Fortunatamente, come lei ben sa, in queste circostanze ho chi rivolgermi.

– Mycroft! – esclamai, memore del corpulento fratello di Holmes. Pari a Sherlock nell’intelligenza, ricopriva nella macchina dello stato un ruolo imprecisato ma tale da garantirgli poteri straordinari. Era stato il nostro deus ex machina in più di un’occasione. – Cosa gli ha detto?

– Quanto è bastato per ottenere un documento che mi avrebbe consentito di mettere sull’attenti anche il primo ministro. Tornato alla Banca, e superata l’ultima barriera costituita da un direttore ottuso come può esserlo solo un uomo che vive contando soldi e ne va fiero, sono finalmente entrato nel caveau, scortato da non so quanti contabili. È un luogo da vedere, Watson. Casseforti, carrelli zeppi di banconote, cataste di lingotti d’oro… L’ordito della realtà, potrei dire, con un che di ecclesiale nei gesti e nell’ambiente. In breve, i contabili hanno presto trovata vuota una cassetta appena arrivata dalla stamperia. Il contenuto della borsa copriva esattamente l’ammanco.

– Ma com’è potuto succedere?

– È la domanda che si è posto anche il direttore. Voleva sapere da dove veniva il maltolto. Oh, gli riconosco buone ragioni e il mio silenzio, corroborato dal documento di Mycroft, non poteva che irritato. Ma quando, deciso a trovare ad ogni costo un colpevole, ha preso ad assillare i suoi sottoposti, sono dovuto intervenire.

– Ma ammetterà che un complice può esserci stato.

– No, Watson. Black e Dark hanno agito da soli. E per evitare la rovina di qualche innocente ho fatto la spola tra Scotland Yard, la Banca e l’ufficio di Mycroft. Tutto si è risolto, infine. Ma ne pagherò il prezzo. E sarà salato, temo.

La signora Hudson venne a dire che il bagno era pronto e accompagnai Holmes con parole fiduciose. Ma entrambi sapevamo perfettamente che lo affliggeva una polmonite bilaterale, un male che la medicina non sa ancora curare e che troppo spesso conduce a esiti fatali.

Quando, asciutto e riscaldato, fu a letto, scivolò in un dormiveglia tormentato dalla tosse incessante e dai brividi che la febbre, ormai tale da fargli ardere il viso, gli causava.

Tutto ciò che potevo fare era mettergli pezzuole fredde sulla fronte e sperare nella sua fibra d’acciaio.

La notte mi trovò seduto nello studio, davanti alla porta della camera di Holmes. Sui ricordi di mille avventure e dei fatti di un’amicizia rara incombevano i più cupi presentimenti. La pioggia intanto era scemata e la nebbia soffocava i lampioni di Baker Street, fiochi come speranze deluse. Sul tardi Holmes finalmente riuscì a prendere un sonno più profondo, e anch’io mi assopii sulla poltrona.