– Holmes? – chiese quello senza borsa con vocetta gracchiante.– In persona – rispose Holmes senza perderli d’occhio.

Lo sconosciuto si rivolse al compagno ed esclamò: – Holmes! – Poi, raggiunto di scatto il mio amico, gli prese la mano che baciò sonoramente.

Scorderò molte cose prima di dimenticare l’espressione sbigottita di Holmes. – Signor mio! Che le prende? – proruppe levando lesto la mano.

– Ho confuso i riti di omaggio? – chiese lo strabiliante individuo, ritrattosi di slancio.

– Nel mio caso, senz’altro! L’etichetta inglese impone semmai l’annuncio di un nome.

– Oh, un nome... Allora sono Black. E il mio convivente, Dark.

– Nomi appropriati, visto il modo furtivo che avete scelto per introdurvi in questa casa.

Black ebbe un’esagerata espressione di stupore, che ne accentuò l’assenza di sopraciglia. – Furtivo? Ah, nascosto. È perché c’è fretta. E preoccupazione.

– Sedete, allora, ed esponetemi il vostro problema – disse Holmes, indicando il divano, e i due obbedirono con strana riluttanza, come martiri costretti ai carboni ardenti.

Ma poi, trovata di loro gusto la sistemazione, restarono a fissare, rigidi e impassibili, Holmes, che li ricambiò con eguale fermezza. Nella stanza un volo di mosca sarebbe rimbombato come l’artiglieria di Balaklava, e presto non ressi più la situazione. Presi la scatola dei sigari e, dopo essermi servito, la esibii ai due. – Gradite? – chiesi.

Black prese l’estremità di un sigaro tra pollice e indice e, sotto lo sguardo attento di Dark, prese a esaminarlo minuziosamente. Nel timore che finisse con l’assaggiarlo, e fidando nell’esempio, accesi l’ottimo Bradley ormai prossimo a cadere dalle mie labbra stupefatte.

Ma Black, annusata la nuvola di fumo azzurrino, borbottò: – Combustione! – e gettò il sigaro.

Ne ebbi abbastanza. – Holmes, che ai signori interessi un ricordo dell’Afghanistan? – Mi riferivo alla mia vecchia pistola d’ordinanza, sempre utile con i bravacci.

– Direi di no. Ma il caminetto langue.

Corsi a rimestare i carboni ardenti, attento a tenere ben saldo l’attizzatoio.

– Dunque – udii esordire il mio amico, – in che posso…

L’interruppe uno strillo. – È qui! Finalmente! La carta l’aveva detto!

Mi girai sulla spalla. Black e Dark, ora in piedi, stavano fissando rapiti la mensola del caminetto.

– Intende la Fortnightly Review? – chiese Holmes, mentre, levato l’attizzatoio, mi paravo davanti all’oggetto da Krakatoa, in tutta evidenza, la causa di tanto trasporto.

– Sì! E siamo venuti subito a prenderlo!

– Interessante. Ma temo che prima vi dovrete accordare con il legittimo proprietario, il signor Persano.

– Persano, sì. Ma adesso siamo qui. E c’è pericolo! – esclamò Black con una smorfia smisurata e sinistra.

– Spero non intendiate proferire minacce – disse Holmes, posando i pugni serrati sui braccioli.

Black esitò, osservando noi, la stanza e le finestre, da cui veniva il brusio della città nel pieno del fervore mattutino. – No, Holmes. Né violenza né chiasso, è l’ordine. E la minaccia sta nei fatti, non nelle intenzioni

– Chiaritegli, i fatti, allora! Chi siete? Perché volete quell’oggetto? E cos’è, infine?

– È… È della regina. La nostra regina. Vale molto, moltissimo. Lo portava una nave. Che si è persa.

– Nell’eruzione del Krakatoa?

– Sì. Ma non sapevamo che il vulcano l’ha distrutta.

– Signor Black – intervenni, – mi pare strano che una nave con un carico tanto prezioso possa viaggiare senza che la nazione di origine ne conosca la rotta. Siamo nel diciannovesimo secolo, dopotutto!

– Ci sono mari e mari – borbottò Black. – E guasti che portano in posti sbagliati. Ma ora il problema si chiude. Sappiamo cosa fare con voi. – Fece un cenno contorto a Dark. Il quale Dark, dopo una lotta maldestra con la chiusura della borsa, l’aprì per trarne mazzette di banconote fiammanti che posò via via sulle palme a coppa del socio.

– Basta? – chiese Black, porgendo una somma quale mai avevo visto e di rado mi era capitato di sentir menzionare.

– Rimetta via quei soldi! – esclamò indignato Holmes.

Black trasalì. Poi lanciò le banconote, sparpagliandole per tutta la stanza. – E quando accadrà? – berciò. – Lei soffrirà! – E i due uscirono senz’altro, ancora svelti e sgraziati.