Nei due giorni seguenti, scemata l’epidemia, potei passare la maggior parte del tempo a casa, e ne fui lieto perché la salute di Holmes cominciava a preoccuparmi. La tosse non accennava a calare e temevo che il mio amico stesse per affrontare la fase acuta di una seria affezione polmonare. Tuttavia, anche per merito delle mille attenzioni che la signora Hudson gli prestava – cataplasmi, brodi caldi, tisane dai componenti misteriosi ma garantiti come miracolosi –, subite da Holmes con rara pazienza, se la sua condizione non migliorava, nel complesso neppure peggiorava. Confidavo che lo stare al caldo, il riposo e la forte complessione gli avrebbero consentito di superare senza troppi problemi la malattia.Poi, il mattino del terzo giorno, il giornalaio ci recapitò con la stampa quotidiana anche il pacco dei periodici. Mi ci dedicai subito, cercando le mie riviste mediche.
– Abbiamo ordinato anche la Fortnightly Review? – chiesi a Holmes. Che, drizzata la testa dal Times, rispose attento: – Non che io sappia.
– Però qui c’è l’ultimo numero. E un biglietto. Senta: “Con i complimenti di Luigi Persano”. Segue un indirizzo di Holloway. Be’, Holmes, se non è un gesto pacificatore…
– Fossi in lei, non ne sarei tanto sicuro!
Avrei di certo speso parole in favore di Persano, se l’avviso in prima pagina, che riporto, non avesse palesato la fondatezza dei dubbi di Holmes e la perfidia dell’italiano.
Un “grande” uomo messo alla prova.
Il signor Luigi Persano, nostro valente e apprezzato giornalista, ha portato dalla sua recente spedizione in Oriente un oggetto rinvenuto a Krakatoa, la cui natura è rimasta sinora sconosciuta. Il signor Persano, ispirato dal professor Wells, già stimato collaboratore di questa rivista e ora assurto a fama universale come scrittore di storie avvincenti, ha dunque ritenuto opportuno consegnare il reperto al signor Sherlock Holmes perché ne sveli il mistero, confidando nelle sue decantate capacità d’indagine. Forse sin troppo decantate, va precisato, perché, adducendo varie scuse, il “grande” investigatore ha sin qui eluso l‘impegno. Si tratta forse di questioni economiche? Se così è, sappia il signor Holmes che la direzione della Fortnightly Review gli rimetterà la somma di cinquecento sterline se e quando saprà risolvere il mistero. A meno che, il “grande” investigatore, timoroso di una brutta figura, non abbia già deciso di sottrarre il suo rinomato cervello al confronto. In ogni caso, il guanto è stato gettato e vi ragguaglieremo sugli sviluppi della sfida.
Sotto c’era il disegno minuzioso dell’oggetto.
– Dannazione! – sbottai indignato.
– Faccia vedere. – Holmes lesse, facendo guizzare i muscoli della mascella. – Gia! Le dirò che mi aspettavo qualcosa del genere, anche se forse non in questi toni.
– Mai viste tante insinuazioni malevole in così poche parole! Ora che facciamo?
– Oltre a spedire l’oggetto a Persano, intende? Assolutamente nulla.
– Nulla? E farla passare liscia a quel… quel papista?
– Persano cerca argomenti per articoli d’effetto. Una mia reazione scomposta farebbe solo il suo gioco.
– E se fossi io a impartirgli la lezione che merita?
Ma la mia offerta cadde nel vuoto perché in quell’attimo irruppe nello studio la signora Hudson e l’agitazione che traspariva dal suo volto ci fece scordare Persano.
– Signor Holmes – disse concitata, – ho due tipi di sotto!
– Non mi pareva di avere udito il campanello.
– Infatti! Esco dalla dispensa e quasi mi cade di mano la composta come vedo quei due corvi, tutti in nero, girati verso l’attaccapanni che fissano i cappotti come se non ne avessero mai visti. Poi si voltano, e che facce!, e uno dice: “Holmes?” e anche la voce fa paura. “Ora guardo” dico e scappo su, perché mica mi fido a restare sola con quelli!
Holmes aggrottò la fronte. – Si calmi, ci pensiamo noi.
Stavamo per alzarci, quando dalla porta rimasta aperta entrarono a passi goffi e cadenzati due stupefacenti personaggi. Simili da parere gemelli – stante anche l’uniformità dell’abbigliamento, incongrui frac con cilindro –, differenziava gli sconosciuti solo la borsa a soffietto in mano a quello che seguiva. Raggiunto il centro dello studio, si fermarono affiancati, le spalle volte al camino e le braccia lungo il corpo. Dai volti cerei, vagamente orientali, occhi di un nero giaietto ci scrutarono con gelida attenzione. Poi, con gesto simultaneo e svelando crani lucidi, i due levarono i cilindri, che tennero accosto al petto. La signora Hudson trasalì e scappò via.
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