Persano levò di tasca e porse a Holmes ciò che a prima vista mi parve un bastone di dolciume. Lungo una buona spanna e spesso quanto un sigaro di marca, l’oggetto era striato da vivi colori, con predominanze di giallo e verde.Holmes lo soppesò. – Uhm. È più pesante di quanto non paia. Di che si tratta?
– È questo il problema. Ho subito pensato a un manufatto, ma gli indigeni non ne sapevano nulla. Dunque, la risposta andava cercata nell’ambito delle scienze naturali. Tornato a Londra, ho chiesto a Herbert di aiutarmi a risolvere il mistero, avvalendosi della sua laurea in zoologia.
– Sì, ma la faccenda mi è rimasta oscura – disse Wells. Neppure i miei vecchi docenti al South Kensington hanno saputo far altro che scuotere le loro polverose canizie.
– Lei che ne dice? – chiese Holmes passandomi l’oggetto.
Come lo ebbi in mano, verificatane la singolare pesantezza, notai che era segnato da ispessimenti distanziati con regolarità. – Conserva il calore – risposi. – Pare un baccello. O un frutto di scorza particolarmente dura
– L’aspetto è quello – concordò Wells, – ma il regno vegetale non annovera nulla di simile. Perché non vi abbiamo ancora detto della più sorprendente caratteristica dell’oggetto. Non è possibile scalfirlo in alcun modo. Lame, seghe, martelli, acidi… resiste a tutto, persino al diamante.
– Quindi non è neppure un fossile smosso dall’eruzione.
Wells scosse la testa. – Affatto. Né i fossili mantengono i colori originali. Non fosse per la forma, avrei persino pensato a un minerale sconosciuto. In breve...
– In breve, resta un mistero attinente alla scienza – lo interruppe impaziente Holmes. – Signor Persano, non vedo come la cosa possa riguardarmi.
– E’ presto detto. Ho incontrato Herbert, ancora pago del suo biglietto, e parlandone mi è venuto fatto di pensare che nessuno meglio di lei saprebbe risolvere l’enigma.
– Può darsi. Tuttavia, io mi occupo di crimini.
Persano alzò le spalle. – Per una volta cambierà genere di interessi. La consideri una sfida intellettuale.
– Un’idiozia, insomma. No, ho ben altro da fare.
– Idiozia? – si incupì Persano. – È una sfida, le dico!
– L’avevo capito. Ma fondamento delle sfide è essere in due, e lei non mi interessa, né come amico né come nemico. Watson, la prego, renda l’oggetto al signor Persano.
– Farà come voglio! Le piaccia o non le piaccia! – sbraitò Persano mulinando le braccia.
– Si vedrà. Nel frattempo sarà lei a esaudirmi: uscendo, chiuda la porta.
E fu proprio quanto accadde all’istante. Inutile precisare che Persano la porta la sbatté.
Si alzò anche Wells. – Signor Holmes – disse contrito, – la prego di scusarmi. Mai, mai avrei immaginato che…
– Non importa. Dia lei il reperto al suo veemente amico.
Wells impallidì. – Ah no! – esclamò. E seguì di corsa Persano.
– Be’, Holmes – dissi, – lei che conosce l’Italia, è l’eccesso di sole a renderli tanto focosi laggiù?
– Fosse così semplice valutare i popoli, Watson! Il fatto è che la mala pianta dell’arroganza attecchisce dappertutto. Persano è un’idiota come ne può incontrare tanti, anche in questo preciso istante, a passeggio per Londra.
– Non che Wells mi sia parso questo gran personaggio!
– Oh, succede che l’opera d’arte valga più dell’autore.
– Ma come possono andare d’accordo quei due?
– Per certi versi si assomigliano. L’italiano è un accanito donnaiolo e, le sembrerà strano, ma anche il nostro scrittore di belle speranze passa per un tombeur de femmes. Inoltre, entrambi si dichiarano socialisti.
– Non mi dirà che quel satrapo professa ideali socialisti!
– Lo dice Persano. Ma gli ideali non c’entrano, a lui preme soltanto distinguersi dagli altri.
– E litigarci! Lo prenda il diavolo, quel cialtrone! Piuttosto, ha notato quanto Wells apprezza i miei scritti?
– Francamente, a me sembrava che volesse strapparle con l’adulazione commenti favorevoli ai propri scritti.
– Già. Al diavolo anche lui. Di questo che ne facciamo? – chiesi posando l’oggetto sulla mensola del camino, accanto al pugnale infisso sulla corrispondenza inevasa di Holmes.
– Se nessuno verrà a riprenderlo, useremo il servizio recapiti. Tuttavia, temo che… – Ma quale fosse il suo timore lo capii solo in seguito, perché un accesso di tosse gli levò la parola. Gli ingiunsi di mettersi a letto e, per una volta, mi obbedì senza troppe discussioni.
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