– Ma le mie sono davvero idee nuove! Nessuno aveva mai pensato prima a viaggi nel tempo. O ai pericoli insiti nell’uso malaccorto della scienza o all’arrivo di marziani ostili. Perché di questo scriverò nei miei prossimi libri – annunciò accalorato Wells.Ma, sebbene la scoperta di canali su Marte annunciata da Schiaparelli godesse allora di grande popolarità, l’idea di marziani a spasso tra le stelle, e con intenzioni bellicose, mi parve ridicola. E, a giudicare dal cipiglio di Wells, il mio viso tradì quel pensiero.

– Comunque – dissi, – non intendevo…

– Certo, Watson – tagliò corto Holmes, – ma il signor Wells non è qui per scambiare pareri letterari. Se ho ben capito, il signor Persano, che l’accompagna, ha un problema.

Certo di avere già sentito quel nome, salutai l’uomo barbuto, che mi rispose con un brusco cenno del capo.

– Dunque – proseguì Holmes rivolto a Wells, – mi stava dicendo?

– Che la ragione che ci porta da lei è… – Wells scambiò una rapida occhiata con Persano, – alquanto singolare.

Holmes tossì e disse: – Ottimo! Nulla quanto un cervello impegnato per dimenticare i mali del corpo.

– Oh, quanto a questo, troverà di che applicarsi. Mi è capitato di parlare del biglietto che ha avuto la bontà di spedirmi con l’amico Isadora di Persano e...

Sebbene non sia mia abitudine, o almeno così spero, parlare a sproposito, in quella circostanza, per qualche oscura ragione, lo feci. – Isadora? – lo interruppi. – Ma non è nome da donna? Di chi stiamo parlando?

Persano balzò in piedi, ignorando il gesto conciliatore di Wells. – Le sembro forse una femmina? – proruppe con pesante inflessione italiana. – O voleva solo irridermi? Pretendo soddisfazione! Quando e dove vuole!

– Si calmi. – impose gelido Holmes. – I gentiluomini non badano agli equivoci. In ogni caso, sappia che mi riterrò coinvolto in qualunque questione possa sorgere tra lei il mio amico. – Attese che Persano risedesse, rigido, poi aggiunse: – Watson, il signor Luigi Isadora di Persano scrive per la Fortnightly Review firmandosi Luigi Persano.

– Capisco – dissi, ricordando finalmente la dubbia reputazione di quel nome. Nato in Sicilia e presto noto come giornalista di vaglia e implacabile duellista, Persano aveva commesso l’errore di uccidere il figlio di un notabile palermitano. Per schivare l’inevitabile vendetta, era fuggito a Londra dove, appresa rapidamente la nostra lingua e grazie all’abilità della penna, non aveva avuto difficoltà a trovare lavoro. Ma, stando ai giornali e alle doglianze dell’ispettore Lestrade, senza neppure far nulla per mitigare il carattere iracondo, sempre pronto alle vie di fatto.

– Come forse saprete – disse Wells rincuorato dal placarsi della bufera, – ho iniziato a scrivere collaborando proprio con la Fortnightly Review. Ho avuto così modo di diventare amico di Luigi. Confesso che è anche merito suo se oggi so comporre articoli leggibili e, sebbene io abbia lasciato la rivista, non potevamo che restare in ottimi rapporti.

– Di’ pure fraterni! – rise Persano battendogli sul ginocchio.

– Benone – commentò asciutto Holmes. – E dunque?

– Per dire le cose come stanno – rispose l’italiano, – l’anno scorso la Review mi ha commissionato una serie di articoli sul lontano oriente. Una delle tappe previste era l’isola di Rakata, dove si ergeva il vulcano Krakatoa

– Isola che peraltro mi risulta non esistere più.

– Esatto. Dopo l’eruzione dell’83, non ne restano che tre frammenti e, sebbene sullo stretto della Sonda continuino a convergere grandi commerci, pochi toccano quei posti. Non è stato facile trovare una barca che mi portasse là.

– I luoghi in cui la falce della morte ha imperversato ispirano timore agli stolti e reverenza ai saggi – sentenziò Holmes.

– Già – borbottò Persano, che si era appena segnato con un rapido segno di croce. – Oh, la natura reclama i propri diritti, ho visto voli d’uccelli e arbusti sui campi di lava. Ma il colpo d’occhio resta lugubre. L’acqua, poi, è mossa da un continuo ribollire e tutti giurano che il mostro si ridesterà presto. Comunque, messo piede su uno di quegli scogli desolati, mi accingevo, taccuino alla mano, a esplorarlo. Ma neppure il tempo di prendere qualche appunto, che sono inciampato. Da una crepa del terreno sporgeva l’estremità di uno strano oggetto. Strano al punto che non ho potuto fare a meno di raccoglierlo. Ecco, giudichi lei.