Stavo per chiedere chi mai fosse quel portento d’uomo, quando udii un passo pesante salire i diciassette gradini che conducevano al nostro appartamento. La porta si aprì ed entrò un gentiluomo corpulento dagli occhi grigi e penetranti. Era nientemeno che Mycroft, il fratello maggiore di Holmes! Lo avevo conosciuto durante il caso dell’interprete greco nella sua qualità di funzionario addetto a incarichi non ben definiti, ma che tuttavia capii essere vitali per l’efficienza della macchina governativa. Addirittura, stando a Holmes, a volte Mycroft era il governo. Vederlo a Baker Street aveva dell’incredibile, dato che considerava le proprie abitudini una sorta di religione. Nulla poteva deviarlo dal percorso che toccava i tre luoghi in si cui svolgeva tutta la sua vita, la casa a Pall Mall, l’ufficio e il Diogenes Club. In effetti, si sarebbe modificata con più facilità l’orbita di un pianeta. Eppure era lì, davanti a noi.Si lasciò andare su una poltrona e arrivò subito al punto. – Sherlock, – ansimò porgendo un foglio – ecco una lista di nomi. Ho messo al primo posto il più verosimile, anche se, come vedrai, non tutto quadra.
– Mi fido senz’altro del tuo giudizio – disse Holmes e lesse il foglio, sfregandosi distrattamente il naso aquilino. – Arthur Gruffyd – mormorò. – Gruffyd… A parte l’ovvia origine gallese, questo nome non mi dice nulla. Vediamo. – Prese il volume dei riferimenti, in cui raccoglieva le informazioni che stimava utili per il proprio lavoro, e lo sfogliò. – Uhm, sì. Alla lettera G trovo una nota sui Gruffyd di Llambeblig… e un accenno a un defunto John Gruffyd, – e qui il suo sguardo brillò – proprietario di case a Whitechapel. – Tornò alla poltrona, unì la punta delle dita e chiuse gli occhi. – Ti ascolto – disse.
– Il nostro uomo – cominciò Mycroft, – discende proprio da quei Gruffyd e John era suo padre. Questo ramo della famiglia ha fatto fortuna commerciando cotone e investendo in case d’affitto nell’East End. Lo stesso John Gruffyd è stato un abile uomo d’affari ma, a quanto si dice, afflitto da un carattere così infernale che la moglie ne è presto morta, lasciandolo con un figlio di pochi anni, Arthur per l’appunto. Considera che, per seguire i propri interessi, all’epoca tutti negli immobili, aveva deciso di vivere ad Aldgate Street, a un tiro di schioppo da Whitechapel…
– Ottimo! – esclamò Holmes.
– Già. Sebbene non sia la situazione ideale per crescere un ragazzo di buona famiglia. Ad Arthur tocca un’infanzia solitaria e, anche se riceve una buona istruzione da insegnanti privati, è costretto a passare la maggior parte delle sue giornate chino sui registri del padre. E presto si vede anche affidare lo spiacevole incarico di esattore di affitti...
– Quindi conosce bene il quartiere!
– Senz’altro. Però si trova a disagio nel mondo degli affari. La sua è una natura romantica, si scopre poeta e in effetti inizia a scrivere versi. Ma quando manifesta al padre il desiderio di dedicarsi completamente all’arte, questi va su tutte le furie e, dopo avergli bruciato i manoscritti, gli impone di scegliere tra l’occuparsi degli affari di famiglia e il finire senza un soldo sulla strada. Così, Arthur continua a esigere affitti e controllare colonne di conti, e John si illude che, a tempo debito, il ragazzo lo sostituirà nell’amministrazione delle case. Ma, nel 1876, i due arrivano ad un inevitabile e burrascoso chiarimento. John decide allora di vendere tutto e ritirarsi nella campagna di Llambeblig. Arthur, ormai sui vent’anni e privo di mezzi suoi, non può fare altro che seguirlo in Galles. E là, come se non bastasse l’astio del padre che lo tratta da incapace, si accorge che deve anche temere per l’eredità. Sì, perché John è attratto dalle grazie della governante, donna piacente con figli già grandi, e medita di sposarla. Ma ecco che, durante una passeggiata solitaria, muore cadendo da cavallo... O almeno, così dice il referto del coroner – precisò con intenzione Mycroft. – Arthur, finalmente ricco e padrone di sé, caccia la governante e inizia una frenetica serie di viaggi all’estero sino a fermarsi a Vienna, dove, tra il 1879 e il 1880, frequenta come uditore vari corsi universitari. Tra i quali, anche lezioni di anatomia.
– Perfetto! – fu il commento entusiasta di Holmes.
Mycroft fece una pausa per bere un sorso dell’eccellente grog servitoci dalla signora Hudson e io ne approfittai per chiarirmi un dubbio. – Mycroft, non capisco come mai lei sappia tanto di costui.
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