– Sì, lo è! Ronde continue battono il quartiere, tutti sorvegliano tutti, e questo mostro astuto ci sfida, colpendo come e dove vuole. La seconda donna è stata uccisa nel quarto d’ora di intervallo tra i passaggi di una pattuglia e addirittura sotto l’appartamento di un sergente di polizia.Mi guardò in modo eloquente e io non seppi che dire.
– Ero consapevole delle difficoltà di questo caso – proseguì sconfortato. – Basta un passo per trovarsi in dedali in cui persino la polizia si addentra malvolentieri e dove io stesso, che pure mi vanto di conoscere ogni angolo della città, mi oriento a fatica. Ma speravo di raccogliere qualche confidenza nei pub, perché qualcuno deve per forza avere notato un dettaglio, una fisionomia, qualcosa!…
– Potrebbe anche non essere così – azzardai senza che lui rilevasse le mie parole.
– …Ma nessuno parla. Basterebbe questa impenetrabile cappa di silenzio ad esasperarmi, ma c’è anche l’evidente ottusità degli inquirenti. Lei sa che, per quanto ripugnante appaia il mio travestimento, io giro indisturbato grazie ad un lasciapassare della polizia. Ma che penserebbe se le dicessi che potrei farne a meno?
– Ne sarei sconcertato…
– Eppure mi basterebbe indossare gli abiti di ogni giorno! Gli agenti badano solo alle persone male in arnese. Se passa qualcuno vestito appena decentemente, girano la testa.
– Be’, considerata la natura efferata dei delitti...
– Dannazione, Watson! Possibile che io sia l’unico a sapere che anche la finanziera uscita dalla migliore sartoria di Regent Street può celare un criminale? – Il suo volto fu segnato da un’espressione desolata.
– C’è dell’altro, vero? – chiesi d’istinto.
Fece un pallido sorriso. – Mio buon amico, nessuno sa capirmi come lei. Sì, c’è dell’altro. Gli atti di questo assassino sfuggono a ogni casistica. E’ come se… – Si interruppe e mi fissò. – Cos’ha detto?
– Le ho chiesto se c’era dell’altro… – risposi stupito.
– No, prima!
– Be’…
Schioccò le dita. – Ma certo! E’ così! Nessuno ha visto! – esclamò. E uscì precipitosamente.
Rientrò a pomeriggio inoltrato e per il resto del giorno suonò il violino, chiuso in un ostinato mutismo.
Né era di umore migliore la mattina seguente, che trascorse facendo la spola tra la finestra e la poltrona. Ma, come mi vide pronto ad uscire, controllò l’ora, e disse: – Watson, le dispiacerebbe aspettare? Immagino lei abbia appuntamento con la signorina Mary, ma ho più che mai bisogno del suo solido buonsenso. Ricorda l’aureo detto di Goethe: “La cosa più difficile è vedere coi tuoi occhi quel che hai sotto il naso”? Be’, in questo momento mi si attaglia perfettamente.
– Sono a sua disposizione – lo assicurai incuriosito.
– Benone. Ieri mi è stato molto utile, sa?
– Davvero?
– Sì. La sua ovvia e tuttavia preziosa congettura che nessuno abbia davvero visto mi ha illuminato. A determinate condizioni, la cosa è possibile e ne consegue un ritratto sommario ma verosimile dell’assassino. – Holmes cominciò a camminare per la stanza enumerando sulle dita. – In primo luogo, se il nostro uomo supera indisturbato i controlli della polizia è perché ha un’aria rispettabile. Poi, conosce perfettamente il quartiere ed è probabile che viva nei pressi di Whitechapel. Inoltre, considerata la facilità con cui avvicina le prostitute, dev’essere uno scapolo habitué del vizio. Dall’esame dei corpi delle vittime si evince che è mancino con nozioni di anatomia. Infine, ipotizzo che nel passato abbia attirato su di sé l’attenzione della polizia. Mi segue?
– Sì… Ma francamente mi sembrano indizi molto generici. Temo ci vorrà ben altro per dargli un volto – risposi senza nascondere la mia delusione.
Holmes si fregò soddisfatto le mani. – Esatto! – esclamò. – Oh, col tempo, forse persino i nostri poco perspicaci amici di Scotland Yard riuscirebbero ad acciuffarlo, dopo lunghe e contorte indagini. Ma è proprio il tempo a scarseggiare. Quindi ho interpellato qualcuno in grado di accedere agli archivi – tutti gli archivi – e, soprattutto, capace di collegare fatti in apparenza sconnessi e insignificanti.
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