Holmes fece un breve cenno d’assenso. Il 13 novembre 1887, sir Charles Warren, capo di nuova nomina della polizia metropolitana e fautore del pugno di ferro contro socialisti e agitatori, aveva comandato una durissima repressione contro gli abitanti di Whitechapel scesi in strada per chiedere migliori condizioni di vita nel quartiere. L’ordine era stato ristabilito, ma al prezzo di un’insanabile frattura tra i miserabili dell’East End – ovvero i proletari, secondo la definizione riportata in auge dai sovversivi – e la polizia, estesasi in breve a tutta la città. Dubitare che le indagini fossero ostacolate dalla rabbiosa omertà che n’era scaturita significava negare l’evidenza dei fatti. Da mesi Warren era l’uomo più odiato di Londra e anche nelle alte sfere c’era ormai chi lo giudicava inadatto ad affrontare quella situazione senza precedenti.– Qualunque sia l’esito di questa vicenda, le dico che cadranno delle teste – proseguì amaro Lestrade.
– E’ nella logica delle cose che la folla voglia in ogni caso la sua libbra di carne umana – convenne Holmes con filosofica noncuranza.
– Bene, staremo a vedere. – Lestrade batté le mani sulle ginocchia e si schiarì la voce. – E… sì, lei che idea si è fatta di questi delitti? – aggiunse.
Holmes si strinse nelle spalle. – Che posso dirle? In altri momenti avrei preso la sua domanda per una richiesta di collaborazione, ma ora, date le circostanze...
– Lo è, a tutti gli effetti! – tagliò corto Lestrade levando un plico dalla giacca. – Qui troverà la trascrizione degli elementi in nostro possesso. Con la firma di sir Warren, se le può interessare – aggiunse in tono significativo
Holmes prese la busta con la punta delle dita e, senza degnarla di uno sguardo, la gettò su una pila di volumi. – Curioso – disse poi. – Forse ricordo male, ma non è stato proprio Warren a dichiarare alla stampa di non volere tra i piedi dilettanti maldestri, un’enunciazione generica, che però presumo avesse come unico bersaglio la mia modesta persona?
– Lasci stare, la situazione è cambiata. – E qui Lestrade abbassò rispettosamente la voce. – Qualcuno molto, molto in alto vuole che lei partecipi alle indagini.
– Capisco. – Holmes tacque pensoso, fissando il fornello della pipa. – Consideriamo i fatti – disse poi. – In questo preciso momento l’East End è presidiato da centinaia di agenti coordinati dalle migliori teste di Scotland Yard; gli stessi abitanti del quartiere hanno nominato un comitato di vigilanza e persino la più grossa banda di protettori e delinquenti del quartiere, la famigerata Skeleton Army, ha predisposto turni di guardia. Dico bene? – L’ispettore assentì bruscamente e Holmes allargò le braccia. – Vede? In fondo, Warren non ha tutti i torti. Che potrei fare di più?
– Il suo orgoglio disumano finirà per strozzarla! – proruppe furente Lestrade. – Pretende che sia la regina in persona a implorare il suo aiuto? Non le basta sapere che la cattura di questo criminale costituirebbe l’apoteosi della sua carriera? Sarebbe la gloria, Holmes, quella vera, non la dubbia popolarità costruita sui romanzetti di questo signore! – E l’ispettore mi indicò con un gesto sprezzante.
A dispetto del mio carattere mite, gli avrei detto senza mezzi termini cosa pensavo di quell’inaudito sfoggio di insolenza se Holmes non mi avesse preceduto. – Le strade, – scandì perentorio – dopo tutti questi anni, mi illudevo le fosse almeno chiaro quanto io disprezzi la fama. Glielo dirò una volta per tutte: ho scelto di contrastare i criminali che attentano alla convivenza civile e dunque non può essere nei miei intendimenti sprecare tempo ed energie nell’East End, dove il male è destino. E a Whitechapel, poi! Suppongo lei conosca quella disgraziata parte di Londra.
Lestrade si sottrasse allo sguardo implacabile di Holmes. – Certo. E con questo? – borbottò.
– Con questo, dice? – replicò Holmes con un’enfasi che mi stupì. – Stiamo parlando di vicoli fetidi, in cui sopravvive un’umanità miserabile, afflitta dalla più abbietta miseria e da ogni sorta di mali fisici e morali, teatro tutti gli anni di decine e decine di omicidi per lo più impuniti. Riconosco che i quattro che le interessano presentino aspetti di inusitata ferocia, ma giudico madornale e farisaico il clamore che li circonda. E su questo, e su ogni questione che riguardi il dottor Watson, non c’è altro da aggiungere.
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