presso all'altare, lo riconobbero come Muller, il guardiano che era stato incriminato per il furto della spada. Holmes balzò fuori e cercò di immobilizzarlo. L'uomo iniziò a gridare in preda al terrore: «Aiuto! Il fantasma! Ti prego, abbi pietà di me! Sono venuto qui per rimediare!» L'urlo fu però sentito anche dai piani superiori, e poco dopo dallo stesso passaggio segreto da cui era entrato Muller arrivarono Lestrade ed un paio di uomini armati di pistola. Quando entrarono nello strano tempio, furono ancora più stupiti della scena che si presentava ai loro occhi, non tanto per il modo in cui era stato arredato quell'ambiente, tanto per il fatto di vedere Sherlock Holmes in mutandoni che sovrastava il povero guardiano dopo averlo ridotto all'impotenza. «Holmes! - disse poi Lestrade sorpreso - Adesso capisco la sua misoginia!» «Non dica stupidaggini, ispettore! Piuttosto, ammanetti quest'uomo, colpevole di aver rubato la spada del samurai, che come può vedere giace lì, su quell'altare!» «Non è vero! - urlava ora il guardiano - Non l'ho rubata! L'ho solo presa in prestito! L'avrei subito rimessa al suo posto se non fosse intervenuto il fantasma di Takeshi!» «Sì, come no! - commentò ironicamente Lestrade - Adesso ci racconterai tutto per filo e per segno! Anche lei, signor Holmes, ci spiegherà cosa ci fa qui sotto con il suo amico, senza pantaloni e tutti infangati!» «Non è fango…» precisò il dottor Watson, ma un'occhiataccia di Holmes lo fece azzittire. «Non ora, Lestrade! Adesso non c'è un minuto da perdere; lasci stare per ora questo povero guardiano e chiami rinforzi. Bisogna andare all'acquedotto cittadino e sorvegliare le fontane e i pozzi cittadini. Un gruppo di criminali sta per anestetizzare l'intera città!» «Cosa? Ma come…» «A dopo le spiegazioni, presto! Watson! Lei si faccia riaccompagnare a casa, ha già subito troppe vessazioni!» «Non si preoccupi per me, Holmes. Ce la faccio a venire!» «Va bene, come vuole! Procuratemi un paio di pantaloni e… per favore, Lestrade! Si tolga quel sorrisetto ironico che mi urta!» La spedizione di Scotland Yard ebbe i suoi frutti: un gruppo di sei uomini fu arrestato poco prima che fosse attuato il terribile piano criminoso di Moriarty all'acquedotto cittadino; altri uomini furono catturati presso pozzi e fontane, anche se in molti casi il potente sonnifero era stato già versato: in questi casi Lestrade si impegnò a far chiudere la fonte al pubblico. Il mattino seguente una squadra di agenti al comando dell'ispettore Gregson si avviò allo smantellamento degli impianti di Moriarty, mentre Sherlock Holmes si recò nuovamente al museo per fissare i dettagli dell'assurda storia della spada di Takeshi. Apprese che il guardiano Muller era stato rilasciato per la mancanza di prove certe ed in base al suo stato confusionale, ma era stato pedinato e spiato in ogni sua mossa, fino al suo ritorno furtivo nel Museo di Storia Generale. Il guardiano, pressato dagli agenti di Lestrade, raccontò tutti gli avvenimenti che lo avevano coinvolto in quegli ultimi giorni, e ne rimasero tutti stupiti. «Vedete… - disse loro - il mio intento non era quello di rubare la spada. Lavoro qui da tanti anni, ed il signor Berger sa quanto possa essere fidato. Durante le mie guardie notturne al Museo, mi fermavo spesso nell'annessa biblioteca per leggere qualche libro, tanto per ingannare l'attesa. Un paio di settimane fa mi capitò tra le mani un antico testo che trattava di samurai e dei loro antichi e segreti cerimoniali magici. Lessi di un rito che era in grado di donare non solo la forza e l'agilità a questi magnifici guerrieri ma anche di dare loro la possibilità di effettuare proiezioni astrali multiple dei loro corpi per poter essere contemporaneamente in più posti nei medesimi istanti. Tutto il cerimoniale era descritto nei minimi dettagli e non era neanche troppo difficile da realizzare. Pensai che tentare non costava nulla, tanto più che nel cuore della notte, in questo museo, nessuno avrebbe potuto scorgermi. Avevo scoperto la stanza segreta, giù nei locali caldaia, qualche mese fa durante una delle solite perlustrazioni, e non ne avevo parlato con nessuno. Decisi che quello era il posto ideale per tentare il rito. Lo addobbai alla meglio con parte del materiale non esposto che giaceva in magazzino ad accumulare la polvere, e mi procurai una gallina quale vittima sacrificale che secondo le disposizioni del libro doveva essere trafitta da una spada consacrata al dio. Purtroppo, mentre stavo staccando