Da sempre cinema e televisione hanno riservato una grande attenzione alla rappresentazione dei gialli, dagli epici film cristallizzati nella memoria, fino ai serial TV che dagli anni sessanta in poi hanno tenuto intere generazioni davanti al piccolo schermo. Tradizionalmente i personaggi preferibilmente rappresentanti sono stati quelli che mostravano una caratterizzazione migliore, dai tratti forti e con caratteristiche facilmente riproducibili, come Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Nero Wolfe, il Commissario Maigret, Padre Brown. Che non a caso, una volta interpretati da un determinato personaggio, sono rimasti poi legati per sempre alla sua fisionomia nell’immaginario collettivo. Difficile infatti oggi immaginare un Commissario Maigret diverso da Gino Cervi, o un Padre Brown che non sia Renato Rascel.
Tuttavia per quanto le storie del Mistery siano in genere caratterizzate da schemi semplici, facilmente riproducibili sullo schermo, non sempre la loro trasposizione cinematografica o televisa ha dato gli esiti sperati. Questo per quanto riguarda il classico giallo ad enigma. Diverso esito si è avuto invece per i filoni collaterali. L’Hard Boiled, il Thriller, e il Police Procedural, hanno dato vita infatti a a pellicole tutt’ora considerate come pietre milari della storia cinematografica e televisa, a partire dal Falcone Maltese, per finire con le opere di Alfed Hitchcock, passando attraverso al Grande Sonno e alla serie televisiva indimenticabile di Perry Mason.
I Quiz Televisivi a Tema Giallo
Il primo escursus della televisione nelle atmosfere gialle avviene nel 1959, quando inizia la trasmissione Giallo Club, una sorta di invito al poliziesco, dove gli ospiti in sala assistono alla proiezione di un minigiallo, del quale devono indovinare la soluzione per poter passare al turno successivo, condotto da Paolo Ferrari. Pochi lo sanno, ma è questo il debutto ufficiale del mitico tenente Sheridan, di nome Ezechiele, della squadra di Polizia di San Francisco, magistralmente interpretato da un mitico Ubaldo Lay. Una serie fortunatissima che proseguì ben ben quattro stagioni, fino al 1961, e che deve il suo successo all’indovinata intuizione di fondere il classico delitto ad enigma con le caratteristiche dinamiche di una storia hard boiled. Dopo di allora l’indimenticabile Tenente Sheridan proseguirà ancora le sue avventure, indossando il fido impermeabile color crema, diventato esso stesso un cult, intepretando centinaia di caroselli e numerosissimi sceneggiati. E’ in assoluto il primo investigatore televiso. L’esperimento di fusione tra il gioco a quiz e il giallo viene poi riproposto a diciassette anni di distanza dal gioco a premi Chi, introdotto da Pippo Baudo all’interno del programma contenitore Buona Domenica, nel 1976. Qui il meccanismo di fidelizzazione viene spinto al massimo perché la soluzione degli enigmi, rappresentati in piccoli video drammi con l’interpretazione di nomi celebri della televisione come Nino Castelnuovo e Alberto Lupo, verrà rivelata solo durante la puntata successiva, tenendo milioni di telespettatori inchiodati al teleschermo. I casi proposti sono forse meno intricati di quelli del Tenente Sheridan, ma la regia e la confezione sono migliori, e i mini delitti vengono messi in scena con tutte le pregevoli caratteristiche di una serie di piccoli telefilm. Nel 1990 arriva Jocelyn sempre su RaiUno che propone una spericolata Caccia all’Uomo, dove il concorrente deve rintracciare un personaggio misterioso basandosi su una serie di indizi. Ma qui si può parlare poco di giallo perché la mancanza di un intreccio o di un plot, o di personaggi ben caratterizzati rende il programma meno ricco di suspense.
Cronaca e Giallo Investigativo
Risale invece al 1968 il primo esempio di fusione tra la cronaca e il giallo investigativo, con quella che sarà la capostipite di tutta una serie di fortunate trasmissioni, da Un Giorno in Pretura, a Porta a Porta, da Forum a Mi Manda Lubrano. A marzo di quell’anno infatti prende il via la fortunata serie di Processi a Porte Aperte, che prevede la meticolosa ricostruzione di otto celebri casi di cronaca, tra cui il rapimento Lindebergh, con la collaborazione prestigiosa della celebre coppia del giallo italiano, Fruttero e Lucentini. Sempre l’ispirazione alla cronaca nera è la base di Telefono Giallo, risalente al 1987, dove Corrado Augias si cala nel ruolo dell’investigatore tentando di chiarire misteriosi episodi tuttora irrisolti, ospitando magistrati, poliziotti, scrittori di gialli, ed esperti di criminologia. E’ poi la volta di Enzo Tortora con il suo programma Giallo, affiancato da Gabriella Carlucci e da Alba Parietti, nel conturbante ruolo di Mystiria. Nella trasmissione vengono spiegati, ospite Dario Argento, alcuni trucchi della fiction in giallo, e si cerca di far luce nella sezione Giallo di Casa Nostra, su alcuni episodi insoluti delle recenti cronache, attraverso filmati di ricostruzione e testimonianze. Più razionali, riflessive e documentate sono le vere e proprie inchieste della trasmissione La Notte della Repubblica, su Rai Uno nel 1989, condotta da Sergio Zavoli, che analizza gli anni di piombo e i casi delle stragi e delle gesta brigatiste ed eversive. Il primo tentativo di investigazione in presa diretta risale al 1990, nella trasmissione Pronto Polizia, con le telecamere che seguono l’intervento di una pattuglia della Polizia durante un normale turno di vigilanza, filmando rapine, scippi, risse e omicidi. Analogo episodio, ma con le attività dei Vigili del Fuoco, era stato messo in onda nel 1988, con Allarme in Città. Nel 1998 e nel 2000 vanno in onda Mistero in Blu e Blu Notte, condotto dallo scrittore Carlo Lucarelli, coadiuvato in studio da un commissario della polizia scientifica, e da un intero pool di investigatori.
Il Giallo nei Caroselli e negi Spot Pubblicitari
A cavallo tra il 1957 e il 1968 appare nei Caroselli un curioso investigatore, l’infallibile Ispettore Rock che nel giro di appena due minuti risolve dei microgialli, confezionati a firma di illustri registi dai nomi insospettatibili, come la Wertmuller, Age & Scarpelli, e Umberto Eco. I caroselli, che oggi chiameremmo spot, sono incentrati sulla mitica battuta: “Lei è un fenomeno ispettore, non sbaglia mai", "Non è esatto. Anche io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti!". Pronunciata da un irresistibile Ispettore Rock, completamente calvo. Sempre con i Caroselli dal 1961 al 1976 il Tenente Sheridan, interpretato da Ubaldo Lay, pronuncia anche lui una celebre battuta per pubblicizzare le Lamette da Barba della Super Inox di Bolzano, per proseguire poi con l’amaro Bianco Sarti. Tra il 1965 e il 1966 è il comico Gino Bramieri ad impersonare il simpatico Ispettore Bramiè, a favore della maglia della salute Movil, in una simpatica parodia del Commissario Maigret. E non potevano mancare Franco Franchi e Ciccio Ingrassia che, a favore della Recoaro, nel 1972, vestono i panni dei titolari di una bizzarra Agenzia Investigativa Trinacria, e ancora prima nel 1969 si producono, nel ruolo di Ciccio Volpes e il Dr. Frankston, in un’irresistibile parodia di Sherlock Holmes e della sua fida spalla Dr. Watson. Terminati nel 1977 gli anni dorati del Carosello, continuano gli spot pubblicitari-investigativi, con il Tenente Colombo per i Supermercati Coop, l’Ispettore Kojak per i Chupa Chupa, e per lo stesso Biancosarti del Tenente Sheridan, e l’Ispettore Derrick per un gruppo assicurativo.
Investigatori e Commissari Made in Italy
A partire dagli anni sessanta il piccolo schermo televisivo ha ospitato una lunga serie di personaggi made in Italy della detection. Marescialli, Ispettori, Investigatori, Commissari e Brigadieri sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo in serie televisive dove molto più della storia contavano le caratterizzazioni dei personaggi rese con imparabile maestria da magistrali interpreti immortalati per sempre nel loro ruolo investigativo. Gino Cervi, Ubaldo Lay, Tino Buazzelli, Paolo Stoppa, Arnoldo Foà, Gianni Cavina, Gigi Proietti, Adolfo Celi, Giorgio Albertazzi, Luca Zingaretti, nomi eccelsi di attori rimasti per sempre nella memoria del pubblico, a volte indissolubilmente legati al ruolo del loro personaggio. E’ del 1963 la prima serie del Tenente Sheridan, con piccoli avvincenti gialli, girati per lo più in interni, e corredati di ultimo quesito finale rivolto al pubblico poco prima della soluzione finale. Seguono dal 1965 al 1972 quattro sceneggiati ispirati al ciclo delle donne del Tenente Sheridan, La donna di quadri, La donna di cuori, La donna di picche, e La donna di fiori, dove si respira forte l’influenza del Philiph Marlowe di Raymond Chandler. L’ultimo episodio sancisce la morte definitiva del personaggio, colpito da una pallottola al cuore. Dieci anni dopo Ubaldo Lay tornerà in Televisione nel ruolo di un tenente in pensione nella miniserie Indagine sui Sentimenti. Quasi contemporaneamente al mitico Tenente Sheridan, cavalca l’avventura televisiva un altro indimenticabile eroe, il Commissario Maigret interpretato da Gino Cervi, affiancato da Andreina Paganini. Una serie ininterrotta che furoreggiò sugli schermi negli anni compresi tra il 1964 e il 1972, soprattutto grazie alla magistrale interpretazione degli attori, entrati nella storia del Giallo e nel cuore della gente, toccando picchi di ascolto da record per l’epoca, tra i 14 e i 19 milioni di telespettatori a puntata. Sedici episodi tratti dai romanzi di Georges Simenon per questo poliziotto di provincia, caratterizzato da tratti umanissimi: la camminata placida, il modo contadino di affrontare la vita, l’antica saggezza popolare, e i normalissimi vizi della gente comune, mangiare, bere e fumare. Attori straordinari parteciparono a questa serie televisiva passata alla storia, come Gian Maria Volontè, Loretta Goggi, Annzamaria Mazzamauro, Ugo Pagliai, Oreste Lionello, mentre alcuni episodi videro come regista proprio quell’Andrea Camilleri che diventerà poi l’autore di Montalbano. Risale al 1965 la prima serie gialla con una donna come protagonista, interpretata niente di meno che da Lauretta Masiero, nei panni della detective-giornalista Laura Storm, il cui slogan era "Sorrisi e judo: le armi di Laura Storm, giornalista e detective in cerca di guai". E ci fa ripensare al mitico Ponciarello la serie lanciata in anteprima assoluta nel lontano 1967 Il Triangolo Rosso, che rappresenta le quotidiane avventure di un intrepido gruppo di agenti della Polizia Stradale. Nel 1968 Turi Ferro impersona sul piccolo schermo la figura veramente esistita del Maresciallo Gigi Arnauldi, per una serie tratta dal volume di Mario Soldati, con sei episodi ambientati in una sonnolenta provincia, alle prese con casi piccoli e grandi da risolvere umanamente. Fortunata serie poi ripresa nel 1984 con Arnoldo Foà come interprete, e a firma di Giovanni e Mario Soldati, con nuove storie appositamente create per la produzione televisiva. Tra il 1969 e il 1970 vanno in onda dieci sceneggiati con protagonista Nero Wolfe, nella grande interpretazione di Tino Buazzelli, con il salace contrappunto di un giovane Paolo Ferrari in splendida forma, per episodi diretti con regia quasi teatrale da Giuliana Berlinguer. Ne esce fuori un formidabile Nero Wolfe, pachidermico, abitudinario, maniacale, geniale e statico, amante della buona tavola, fanatico delle orchidee e della buona conversazione. Più o meno nello stesso periodo appare il piccolo Renato Rascel nelle indimenticabili vesti di Padre Brown, il sacerdote detective di Chesterton, dove il pentito Flambeau, fidata spalla del prete investigatore, viene interpretato da Arnoldo Foà. Undici anni dopo vengono trasmessi altri sei episodi della serie, con autori che però sono scivolati via dalla memoria, senza lasciare il segno indelebile che fu tipico di Rascel in questa straordinaria interpretazione. Tratto dall’opera di Friedrich Durrenmatt è il commissario Svizzero Hans Barlache del 1972, in due sceneggiati interpretati da un Paolo Stoppa ai vertici della carriera, che conferisce a questo anziano investigatore un sapore amaro dai toni vagamente noir, in un interpretazione veramente superba di questo anomalo poliziotto-giudice. E sempre Paolo Stoppa riveste i panni di un altro grande della fiction investigativa, il Commissario De Vincenzi, poeta, filosofo, fine osservatore. Interprete di storie ambientate nel periodo fascita degli anni Trenta per quattro episodi rappresentati sul piccolo schermo tra il 1973 e il 1977. Tocca poi ad Adolfo Celi rappresentare un altro indimenticabile eroe della detection, il sergente di polizia Joe Petrosino, che indaga nei quartieri di Little Italy, conducendo le sue indagini in ambito mafioso fino in Sicilia. Fortissima e drammatica l’interpretazione di Celi e finissima ricostruzione ambientale per questo persongaggio, che diventerà poi negli anni Ottanta protagonista di alcuni fortunati romanzi di Secondo Signorini. Chi se non Giorgio Albertazzi poteva interpretare adeguatamente il sofisticato detective Philo Vance, eroe della letteratura americana, presentato al pubblico televisivo nel 1974? Le tre avventure immortali di S.S.Van Dine rappresentate sul piccolo schermo sono La morte del Signor Benson, La Canarina Assassinata, e La Fine dei Greene, in una rappresentazione piena di charme e di raffinato manierismo del grande Albertazzi, perfettamente calato nel ruolo. Come nel caso di Joe Petrosino, nel 1973 parte un’altra serie epica Qui Squadra Mobile, il cui travolgente successo diede vita in seguito a un parallelo spin off letterario che vede protagonista l’Ispettore Carraro, interpretato prima da Giancarlo Sbragia, che passa poi il testimone per la seconda serie del 1976 a un non meno incisivo Luigi Vannucchi. Sono figlie di questa produzione televisa le fortunate serie dei giorni nostri, Quelli della Speciale, Sos Squadra Scomparsi, La Squadra. Risale poi alla penna di Jorge Luis Borges, sotto lo pseudonimo di Honorio Bustos Domecq, il serial in sei puntate con protagonista Don Isidro Parodi, interpretato da Fernando Rey. Don Isidro è il primo esempio di eroe negativo, rinchiuso in prigione, si offre come collaboratore della giustizia aiutando la polizia nelle sue indagine, per venire a capo di casi misteriosi e impossibili. Il romanzo è del 1941, la rappresentazione televisa degli anni Settanta. Nove riprese successive per il serial La Piovra, la più esplosiva fiction mai realizzata nella storia della televisione. Andata in onda tra il 1984 e il 1998, in ottanta paesi del mondo. Solo nella sua lotta contro la mafia, il commissario Corrado Cattani, interpretato da un vibrante Michele Placido, praticamente, ed è davvero il caso di dirlo, invecchiato con il personaggio che fu suo per oltre 10 anni, quando a sostituirlo subentrò Vittorio Mezzogiorno nei panni del poliziotto Antonio Licata. Nelle serie successive si sono alternati attori del calibro di Raoul Bova, Patricia Millardet, Ansa Kling. Punto di riferimento imprescindibile per tutto il filone poliziesco, la Piovra rimane un filone a sé stante, rappresentativo della lotta senza quartiere delle forze dell’ordine contro la mafia. Bellissimo e intrigante è il serial del 1985, dove l’attore Giuliano Gemma interpreta il capo di un reparto speciale la cui sfera d’indagine è il campo affascinante del contrabbando di opere d’arte. Una tela di Raffaello, un calice di Murano, un busto del Bernini, sono i punti di partenza per le raffinate indagini che offrono il destro per rivisitare l’imponente patrimonio di alcune delle più belle città d’arte italiane, nella serie denominata Caccia al Ladro d’Autore. Ed è invece Gianni Gavina a portare sugli schermi l’indimenticabile eroe moderno Sarti Antonio, Ispettore, a firma di Loriano Machiavelli, grandissimo successo del 1991, nonostante le libertà di interpretazione rispetto al testo originale. Sergio Castellito interpreta nel 1990 tre serie di avventure dedicate al Magistrato De Santis che indaga sui traffici illeciti della criminalità organizzata. Nel 1998 l’attore Eros Pagni presta il volto a un investigatore privato, il Detective Bruni, nella sonnolenta provincia di Lucca, indagando su piccoli e grandi misteri nella serie Il Mastino. Diego Abbatantuono è per dodici episodi, nel 1991, il Commissario Corso, con una serie di indagini ironiche e scanzonate nell’ambito della microcriminalità urbana. Indimenticabile infine Nino Manfredi nel 1993 negli undici episodi della serie Un Commissario a Roma. Qui Manfredi è il Commissario Simone Amidei, vicino all’età pensionabile, con tanto di figlie, nipotino di colore, e domestica al seguito, in una interpretazione rara e umanissima, seguita poi dall’analoga serie Linda e il Brigadiere, dove l’attore fa da spalla, si fa per dire perché il vero protagonista è lui, a Claudia Koll. E non poteva mancare infine in questa veloce carrellata il sornione e vivacissimo Commissario Rocca, interpretato da un Gigi Proietti più entusiasta che mai, affiancato da Stefania Sandrelli. Proprio la forte caratterizzazione umana dei due straordinari attori ha trasformato questa serie in uno dei successi della moderna fiction italiana, con record di ascolti e straordinari consensi. Da qui in poi tutto il resto non è più storia, ma attualità, per tutti gli amanti del giallo e della detection story che potranno sempre contare sul mezzo televisivo per gustare avventure investigative più o meno straordinarie, ma tutte ugualmente avvincenti, come quelle attualmente in programmazione, interamente dedicate al Procedural.
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