Il Re è morto, e sul suo trono siedono sua moglie e il di lui fratello, che ella ha sposato dopo la sua morte, elevandolo alla posizione di Re. Il fantasma del Re defunto appare al figlio e gli rivela una sconvolgente verità. Sarebbe stato assassinato da suo fratello e da sua moglie che tramavano alle sue spalle per usurpargli il trono e salire al potere. Amleto è colto da dubbi: non sa se credere o non credere all’incredibile e terrificante rivelazione. Gli occorrono delle prove, ma come fare? In quel frangente capita a corte una compagnia di attori girovaghi. Amleto chiede loro di rappresentare un dramma dal titolo “L’assassinio di Gonzago”. La tragedia che va in scena contiene un momento altamente drammatico, che dovrebbe ricordare molto da vicino le circostanze secondo le quali il Re di Danimarca potrebbe aver trovato la morte, stando almeno alla testimonianza del suo fantasma. Per cui mentre la rappresentazione si avvicina al momento cruciale il Principe sta in guardia ed osserva attentamente i sospettati con la speranza di cogliere segnali di certa colpevolezza, o meglio ancora di scatenare una crisi di coscienza, e una piena confessione. L’intrigo riesce quando il Re fratricida ed usurpatore, proprio durante la scena culminante, non resiste ai sensi di colpa, e fugge, abbandonando la platea. Questo è il primo esempio concreto di detection nella storia del dramma. Amleto sa, o crede di sapere, la verità, ma non può servirsene perché non è dimostrabile, vorrebbe averne certezza, ma non ha le prove. L’omicidio è già avvenuto e tutto il meccanismo si basa sull’indagine a ritroso, che condurrà all’identificazione certa dei veri colpevoli. Una storia di detection pura, avvincente quanto uno dei migliori romanzi gialli contemporanei.