... Tra questi, diede sempre un grande risalto alle caratteristiche dell’abbigliamento di quanti entrarono in rapporto con lui, traendone spesso conclusioni sorprendenti, ad effetto, che suscitavano l’incredulità e l’ammirazione di chi ne era oggetto, oltre che, naturalmente, di Watson. I colletti delle camicie, le maniche, i polsini, l’usura delle giacche o dei pantaloni all’altezza dei gomiti o delle ginocchia, le macchie o le caratteristiche del consumo delle scarpe, rivelavano al suo occhio indagatore la storia, le abitudini, i gesti, gli stati d’animo, le attitudini dei suoi interlocutori, e sono un esempio dell’importanza che Holmes attribuiva, nel suo metodo, ai particolari apparentemente insignificanti. Per sua stessa ammissione (IDEN), non è mai riuscito a far capire a Watson “l’importanza delle maniche, la suggestione delle unghie dei pollici o i grandi risultati che si possono ottenere da una stringa di scarpa”. E, sempre in IDEN, suggerì: “non fidatevi mai delle impressioni generali... concentratevi sempre sui particolari. La mia prima occhiata è sempre per la manica di una donna, mentre in un uomo è forse meglio incominciare dalle ginocchia dei pantaloni”, come aveva già dimostrato in REDH.

In BLUE, le informazioni che riuscì a trarre da un cappello lasciarono Watson stupefatto. In 3GAR, le condizioni di usura dei vestiti di John Garrideb misero Holmes in sospetto nei suoi confronti.

Per conoscere tutti i dettagli del canone e tutte le voci relative ai particoli di Sherlock Holmes ricordiamo il volume enciclopedico Il Diciottesimo Scalino da cui è tratta anche questa voce.