Da alcuni giorni è arrivato in edicola Il Giallo Mondadori n. 3092, L’odore del peccato: un romanzo che è valso il prestigioso Premio Alberto Tedeschi al suo autore Andrea Franco.
Conosciamolo meglio con un’intervista esclusiva.
Da oggi nel novero degli autori del Giallo Mondadori c'è anche Andrea Franco. Raccontaci qualcosa di te e di come sei arrivato a questo genere narrativo.
Di me non c’è molto da dire. Nato a Ostia, classe 1977, amo la musica, i libri, la lirica, il whisky, la formula uno. Tutto questo riempie le mie giornate 24 ore su 24. Dimenticavo: amo i gatti.
Come sono arrivato a questo genere? Be’, sicuramente dalle mie letture. Leggo di tutto (e di tutto scrivo), quindi anche gialli. Il primo amore in questo genere è stato Rex Stout e il suo geniale Nero Wolfe, ma con il tempo ho scoperto e mi sono letteralmente innamorato di Ed McBain, non solo un ottimo giallista, ma uno scrittore sopraffino, capace di farti legare ai personaggi in modo incredibile. Ma non avevo mai scritto nulla di questo genere. Ho iniziato a farlo anche grazie all’incontro con penne di un certo livello. Se lungo la mia strada non avessi fatto la conoscenza con gente del calibro di Giulio Leoni, Massimo Pietroselli, Enrico Luceri, oggi non sarei qui. Loro non solo sono stati da esempio, ma anche di sprone. Volevo salire sul loro stesso gradino. Ho lavorato duramente, ho imparato giorno dopo giorno. È stata dura. Un percorso durato anni.
Il prestigioso Premio Alberto Tedeschi dimostra che il tuo romanzo ha una marcia in più: come è nato?
È nato da un’idea, quella del personaggio. Partivo da una sola convinzione: avrei scritto un romanzo di ambientazione storica. Mi serviva un personaggio particolare, a suo modo unico e tormentato. Quando scrissi il racconto L’odore del dolore (uscito nell’antologia Giallo 24) ho ragionato su questo. Quindi ho ripreso don Verzi per il romanzo e ho fatto qualche ricerca aggiuntiva. L’elezione di Pio IX (e il conclave del 1846) mi ha dato lo spunto che mancava. Avevo tutti gli elementi. Ho aggiunto un cadavere e via... don Verzi aveva il suo primo caso.
Prima di essere scrittore sei attento lettore del giallo: quali sono i nomi da te preferiti di questo genere?
Due li ho già citati: Rex Stout, Ed McBain. Poi c’è senz’altro Georges Simenon, S.S. van Dine, Ian Rankin, Fred Vargas, Edgar Wallace. Un mix tra classici e autori moderni.
Un religioso che investiga è figura quanto mai classica del giallo: ti sei rifatto a qualche illustre "antenato" o hai cercato di innovare il personaggio?
Ho cercato di liberare la mente e non pensare a nessun personaggio del passato, anche se ogni tanto mi balza alla mente Il nome della Rosa di Umbero Eco e Il Profumo di Patrick Süskind, ma a dire il vero per creare Verzi non ho attinto a nulla di particolare. Ho cercato dentro di me, modellando un personaggio complesso e, spero, unico nel suo insieme.
Dallo storico cartaceo il giallo sta prendendo sempre più piede anche nel digitale. Cosa ne pensi di questa innovazione nell'editoria?
Credo che sia inevitabile, ma non mi piace. Prendete questo commento con cautela. Sono una persona moderna (se mai questo ha qualche significato), ma certi cambiamenti non mi piacciono. Per me il libro è di carta, ha un suo peso, una sua forma, un odore (per dirla alla Verzi). Un libro si mette insieme a tanti altri in una libreria e crea un ambiente. Insomma: ti ci affezioni. Un testo digitale è una cosa diversa. Però anche io, oggi, dopo tanti anni, pubblico in digitale e, a volte, leggo ebook (quando non c’è il cartaceo, sia chiaro). Cosa succederà domani? Non lo so davvero, ma ragionando al di fuori da sterili sentimentalismi, i costi e le problematiche di un libro a stampa sono complicazioni che un ebook non ha. Per questo quando mi hanno proposto di curare una collana di racconti fantasy per Delos Digital ho accettato subito. Alla fine, come sempre, la differenza la fa la qualità, non il formato. Un bel racconto (giallo o fantasy che sia) è sempre un bel racconto. Sia un un libro vero che su uno schermo del mio tablet.
Rivelaci infine qualcosa sul futuro: troveremo ancora monsignor Attilio Verzi?
Sto iniziando a lavorare al secondo romanzo, ambientato qualche mese dopo questo primo. Una storia di nobili e di uomini di Chiesa. Un intrico ricco di inganni e il povero Verzi a correre da una parte all’altra di Roma per cercare di non perdere nessun indizio. Lui è uno che ha fiuto, certo, ma le cose non saranno per nulla facili.
Salutiamo Andrea Franco ricordando che ha partecipato alla collana Serial Killer della DelosBooks con il romanzo Lo sguardo del diavolo, acquistabile su Amazon: http://www.amazon.it/Lo-sguardo-del-diavolo-ebook/dp/B00FH8SA84/ref=sr_1_2?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1381679584&sr=1-2
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