The game is afoot... no, it’s on the board. Consentitemi questo ben modesto gioco di parole su una delle frasi più celebri dell’universo del Nostro, per introdurre le fondamenta di quanto andremo di volta in volta a trattare su queste pagine: la presenza del più celebre investigatore del mondo all’interno del ristretto (ma nemmeno poi troppo) mondo del gioco, in particolare del gioco da tavolo (o boardgame, per usare un termine inglese, ormai usato a livello internazionale per indicare i giochi che si svolgono su un tabellone di gioco – o più generalmente su di un tavolo).
L’archetipo di ogni altro gioco dedicato a Sherlock Holmes risale addirittura ai primissimi anni del Novecento (secondo alcune fonti al 1903, secondo altre al 1904), quando su alcune celebri riviste americane comparvero pubblicità dedicate a Sherlock Holmes, un curioso gioco di carte, pubblicato niente meno che dalla poi diventata mitica (per gli appassionati di gioco, ma non solo, vista che è la genitrice del Monopoli) Parker Brothers.
Stando a quanto si ricava da una lettura del regolamento, il gioco sembra molto fanciullesco per i canoni odierni, ma probabilmente all’epoca doveva essere dotato di un suo fascino. Si tratta in pratica di una specie di rubamazzo a più giocatori, con ogni partecipante che cerca di prendere più carte possibili fra quelle disposte sul tavolo davanti a ciascuno degli altri avversari, con la carta Sherlock Holmes a interpretare il ruolo di jolly acciuffatutto.
Chiaramente, il gioco non ha niente a che vedere con il personaggio di Conan Doyle, ma è molto significativo vedere come già in quegli anni fosse talmente celebre da spingere un creatore di giochi a ideare un meccanismo e un’ambientazione ludica capace di sfruttarne il richiamo pubblicitario.
Più vicino a quelli che poi sarebbero diventati i giochi da tavolo più classici sul personaggio, deve essere considerato Sherlock Holmes: The Game of the Great Detective, risalente al 1956, periodo in cui, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Europa, il gioco da tavolo iniziava a diffondersi in maniera più capillare, nel mondo che pian piano si riprendeva dagli orrori e dalle devastazioni del secondo conflitto mondiale. Il gioco prevede che i giocatori si alternino nell’interpretare il ruolo di Holmes, nascondendo una sequenza di indizi che gli altri giocatori devono recuperare muovendosi sul tabellone quadrettato (con un sistema che – immagino non avendo trovato altri dati specifici – dovrebbe assomigliare al famoso Cluedo). Sulla copertina del gioco spicca l’immagine di Ronald Howard (attore figlio del più celebre Leslie, scomparso a bordo di un velivolo nel golfo di Biscaglia nel 1943, mentre secondo alcune fonti svolgeva una missione di spionaggio per le forze alleate), che interpretò il ruolo del residente del 221B di Baker Street nella prima serie televisiva statunitense dedicata a Holmes, e andata in onda per un totale di 39 episodi da mezz’ora a cavallo fra il 1954 e il 1955 (serie girata in Francia e recuperabile facilmente online, tramite YouTube o l’Internet Archive).
È quindi probabile che il gioco fosse in qualche modo legato come tie-in al telefilm.
Al 1967 risale poi un altro Sherlock Holmes, che vanta un blur sulla copertina che lo definisce un gioco di “mystery, skill and excitement”, ma che stando a quanto ho letto qua e là per la rete, doveva essere piuttosto carente riguardo all’ultimo attributo. Ogni giocatore ha una coppia di segnalini, raffiguranti un Holmes e un Watson, e deve cercare di precedere gli avversari nel recuperare i 6 indizi necessari per la conclusione del caso (e la vittoria nel gioco). È interessante il fatto che il fattore “Skill” sia effettivamente presente, visto che non usando dadi, il sistema di gioco elimina gran parte della aleatorietà dal gioco stesso.
Bene, per questo primo assaggio direi che è tutto: vi rimando a una prossima puntata, dove incontreremo molti altri giochi da tavolo dedicati al Nostro, alcuni dei quali piuttosto noti anche nel nostro paese. Il gioco continua!
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